L'Istituto elvetico pagherà circa 475 milioni alle autorità americane e britanniche.
La seconda banca svizzera aveva gravemente violato i requisiti in materia di organizzazione e l'obbligo di comunicazione sancito dalla Legge sul riciclaggio di denaro in operazioni del 2013 con imprese dello Stato africano.
ZURIGO - Il caso Mozambico costa caro a Credit Suisse: per chiuderlo la banca elvetica pagherà quasi 475 milioni di dollari alle autorità americane e britanniche. Lo ha reso noto questa sera la Securities and Exchange Commission, (SEC), l'ente federale statunitense preposto alla vigilanza finanziaria. Da parte sua la Finma impone all'istituto condizioni per le nuove operazioni creditizie con Stati finanziariamente deboli.
Credit Suisse ha gravemente violato i requisiti in materia di organizzazione e l'obbligo di comunicazione sancito dalla Legge sul riciclaggio di denaro in relazione a operazioni creditizie del 2013 con imprese statali in Mozambico, annuncia l'Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (Finma) in una nota diffusa in serata.
Nella sua nota, la Finma aggiunche che conclude un'indagine di vigilanza e un procedimento di "enforcement" avviato a carico del gruppo Credit Suisse, in cui ha accertato il ruolo svolto dalla casa madre della banca in relazione a due significative operazioni creditizie delle filiali britanniche di Credit Suisse con imprese statali mozambicane.
Tali crediti, che costituivano circa il 6 per cento del prodotto interno lordo del Mozambico, erano destinati a finanziare soprattutto navi della guardia costiera e una flotta per la pesca del tonno, spiega la Finma. Parte dei fondi sarebbero però finiti nelle tasche di diverse persone sotto forma di tangenti.