Una società di sicurezza ha deciso di concedere premi maggiori a chi si è immunizzato.
Non tutti i dipendenti sono d'accordo. Alcuni trovano il provvedimento discriminatorio.
ZURIGO - Fa discutere l'utilizzo del certificato Covid sui luoghi di lavoro. Mentre in Austria a breve sarà richiesto in tutte le aziende - e ciò è già una realtà in Italia -, la scelta di esigerlo, in Svizzera, è lasciata alle singole imprese.
Oltre alle grandi aziende dell'industria farmaceutica, anche alcune realtà più piccole stanno introducendo il 3G obbligatorio sul posto di lavoro. Tra queste, una società di sicurezza del canton Zurigo. In questo caso vale quanto segue: senza un certificato valido non c'è stipendio e per i non vaccinati vengono pagati bonus inferiori.
Non tutti, ovviamente, sono d'accordo. «Lo trovo discriminatorio», spiega un dipendente a 20 Minuten. Non è l'unico ad essere contrariato, «ma molti non osano dire nulla», prosegue.
Come mostrano alcune e-mail interne, il requisito del certificato si applica solo ai dipendenti che lavorano per un cliente specifico. Questi ha introdotto l'obbligo del "3G". Per questo vengono offerti test gratuiti, dal lunedì al venerdì, ma solo al mattino.
«Ciò non ci aiuta molto, visto che lavoriamo su turni», critica l'impiegato. Se un turno inizia nel pomeriggio o di notte, non si può usufruirne. «Per molti dipendenti, i costi per i test antigenici sono difficili da sostenere».
L'amministratore delegato dell'azienda si difende dalle critiche: «La nostra azienda rispetta dei requisiti di protezione approvati anche dai rappresentanti dei lavoratori. Test rapidi e test antigenici gratuiti sono disponibili per tutti i dipendenti non vaccinati».
Il Ceo continua: «Questa situazione ci pone di fronte a grandi sfide, soprattutto quando si tratta di programmazione dei turni». La richiesta di addetti alla sicurezza con certificato Covid è aumentata a dismisura.
Il bonus è una «gratificazione» voluta dall'azienda che ha deciso di ricompensare ulteriormente chi ha fatto lo sforzo di andare incontro a queste nuove esigenze. «È corretto che venga preso in considerazione anche lo stato di vaccinazione, oltre al comportamento e alle prestazioni lavorative dei dipendenti».
«Meglio non discriminazione» - Secondo l'esperto di diritto del lavoro, Nicolas Facincani, in linea di principio vale quanto segue: «Se è richiesto un certificato Covid, l'azienda deve offrire sul posto di lavoro un sistema di test regolare o assumersi i costi dei test per i dipendenti». Se l'azienda non sostiene questi costi non può permettersi di non pagare i salari ai lavoratori.
I premi più alti per i vaccinati, invece, dovrebbero reggere in tribunale. «È vero che le imprese hanno un obbligo di parità di trattamento per i dipendenti - spiega il giurista -. Ma la discriminazione esiste se si mette il dipendente in una posizione peggiore e non se questa posizione viene migliorata».