Alcune centinaia di persone fra le circa 4'200 rimpatriate nella primavera del 2020 non hanno saldato la loro fattura.
All'appello mancano 600'000 franchi, ovvero l'8% dell'importo totale speso dalla Confederazione. Ma il DFAE potrà recuperarne solo una parte.
BERNA - Diverse centinaia di viaggiatori bloccati all'estero a causa dell'epidemia di coronavirus e rimpatriati in Svizzera dalla Confederazione non hanno ancora pagato i costi del loro rientro in patria. Dei circa 7,5 milioni di franchi di fatture emesse, 600'000 franchi mancano all'appello, ovvero l'8% dell'importo totale.
Le autorità federali hanno ora l'intenzione di reclamare questi soldi in 367 casi, ha indicato oggi il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) all'agenzia Keystone-ATS. Una procedura di recupero è attualmente in corso, ha precisato il DFAE, confermando informazioni pubblicate dai giornali del gruppo CH-Media.
La Confederazione dovrà invece assumersi quasi 190'000 franchi di debiti, visto che diversi debitori si sono dichiarati insolventi. In taluni casi, questi concittadini non sono stati trovati, ha aggiunto il DFAE. In altri, era chiaro sin dall'inizio che il rimborso non sarebbe stato possibile. Certi "truffatori" non hanno invece potuto essere individuati a causa degli indirizzi errati forniti alle autorità.
4'200 rimpatri nella primavera 2020 - Durante la più grande operazione di rimpatrio nella primavera del 2020, circa 4'200 persone erano state ricondotte in Svizzera a bordo di 35 voli. Erano state bloccate all'estero a causa della pandemia e delle restrizioni imposte ai viaggiatori.
La Confederazione aveva promesso di rimpatriarle, ma aveva pure chiesto loro un contributo ai costi dei voli di rientro. Una dichiarazione di consenso era stata presentata agli interessati sin dall'inizio.