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VALLESEIl ristorante dei corona-scettici è già pronto a riaprire?

05.11.21 - 11:25
Scarcerati, i gestori del locale a Zermatt ieri erano nel locale per fare pulizie, forse pronti a riprendere il lavoro.
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Il ristorante dei corona-scettici è già pronto a riaprire?
Scarcerati, i gestori del locale a Zermatt ieri erano nel locale per fare pulizie, forse pronti a riprendere il lavoro.
Davanti alle domande dei giornalisti si sono trincerati dietro un secco «No comment»

ZERMATT - In quel di Zermatt (VS) ci si sta domandando cosa combineranno adesso. Ieri, infatti, i tre esercenti del ristorante Walliserkanne che si sono rifiutati di rispettare l'obbligo di certificato Covid sono stati rilasciati.

I fatti - Da tempo la famiglia vallesana suscita scalpore nella modaiola località di sport invernali: Ivan A. e suo fratello Patrik A. sono corona-scettici dichiarati e per questo, nonostante vari avvertimenti, si sono fermamente opposti ai controlli dei Covid pass dei loro ospiti.

Dalla chiusura ai blocchi di cemento - Quando la polizia ha ordinato la chiusura del ristorante, lo scorso venerdì, hanno semplicemente fatto finta di nulla. O meglio, hanno rotto i sigilli e si sono messi al lavoro come se nulla fosse. Nella notte le autorità hanno quindi trasportato sei enormi blocchi di cemento davanti all'ingresso del ristorante. Ma anche questi non hanno impedito ai ribelli di continuare a intrattenere gli ospiti il giorno successivo, convertendo i blocchi in un bar.

Infine l'arresto... - Così è arrivato l'arresto e sono scattate le manette per Ivan A. e i suoi genitori, Andreas e Nelly A. La vicenda però ha acceso ulteriormente i riflettori sui ristoratori, che hanno iniziato a raccogliere sempre più simpatizzanti in tutta la Svizzera. Tanto che domenica si è tenuto un raduno nel quale i manifestanti gridavano a gran voce: «Ivan libero».

... e il rilascio - Lunedì, per tutta risposta, l'ufficio del Ministero pubblico ha presentato una domanda di custodia per tutti e tre gli arrestati. Insomma, avrebbero dovuto rimanere dietro le sbarre per un mese. Il motivo è semplice: rilasciati, avrebbero potuto rimettersi al lavoro senza rispettare le regole, favorendo quindi la potenziale trasmissione del virus. Il tribunale delle misure coercitive di Sion ha però respinto la richiesta, non ritenendo vi fossero motivi particolari per la detenzione. La decisione non è ancora definitiva, ma il pm non vuole impugnarla.

Pronti a ripartire? - Intanto, stando al Blick, di fronte al ristorante sono già spariti i blocchi di cemento. E le luci all'intero dell'esercizio sono di nuovo accese. I titolari del locale si affrettano tra i tavoli, parlando al telefono.

Improvvisamente la porta d'ingresso si apre e uno di loro esce chiedendo ad alcuni passanti lì in sosta di liberare la terrazza del ristorante e andare a sedersi da qualche altra parte. Quindi inizia a pulire, negandosi ai giornalisti.

«No comment» - Dal locale esce anche un uomo anziano con lunghi capelli grigi. Indossa una giacca da motociclista scura. Si tratta di Andreas A., la cui scarcerazione è avvenuta probabilmente solo poche ore fa. «Non rilasciamo interviste. Ringraziano i nostri avvocati», è l’unico commento che rilascia al Blick. Tuttavia, uno dei giovani gli ordina di tornare subito dentro: «Non dire niente!».

Avranno imparato la lezione o, visti i trascorsi, c'è da aspettarsi qualche nuova sorpresa?

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