Il virologo ticinese Cerny traccia un quadro preoccupante sulle prospettive epidemiologiche in Svizzera
L'intervista al Blick: «Pochi vaccinati, e i primi perderanno l'immunità nel corso dell'inverno». Si guarda al modello austriaco delle "2 G"
BERNA - Vaccinati o guariti. In tedesco si chiama la regola delle "2 G" - geimpft, genesen - e in Austria è realtà da ieri. Lunedì è entrato in vigore il decreto con cui il governo di Vienna vieta l'accesso ai locali pubblici (bar, ristoranti, musei) alle persone con test negativo.
Una decisione drastica, a fronte di un aumento di contagi preoccupante (50mila settimana scorsa). E gli effetti non si sono fatti attendere. I centri vaccinali hanno registrato un boom di prenotazioni, 213mila austriaci sono stati vaccinati nei primi sette giorni di novembre.
I numeri in Svizzera sono diversi, per ora, ma secondo l'infettivologo ticinese Andreas Cerny il nostro paese non è sulla buona strada. In un'intervista al Blick, il virologo della clinica Moncucco si è detto convinto che «i contagi continueranno a crescere». La Svizzera potrebbe presto trovarsi nella situazione dell'Austria e della Germania.
«La proporzione di persone non vaccinate non sta diminuendo. Le misure in vigore nella scorsa primavera sono state allentate. Quindi assisteremo inevitabilmente a un aumento dei contagi» ha dichiarato Cerny.
Per l'infettivologo la regola delle "2 G" non è lo strumento ideale, ma può rivelarsi utile. «Sicuramente è meglio di un altro lockdown». Al momento, sottolinea Cerny, «siamo di fronte a un'epidemia dei non vaccinati. Una limitazione del certificato Covid può essere uno stimolo per convincere queste persone a vaccinarsi».
Un altro problema, aggiunge Cerny, sono le persone vaccinate per prime, la cui immunità si esaurirà nel corso dell'inverno. Secondo l'esperto occorrerebbe introdurre presto delle misure aggiuntive, come l'obbligo di mascherina nelle scuole, e il governo federale dovrebbe verificare la possibilità di somministrare il vaccino già a partire dai 5 anni.
Molto dipenderà dai prossimi giorni. Se la Settimana nazionale della vaccinazione non dovesse sortire i risultati sperati, le pressioni sul Consiglio federale aumenteranno. «Ci si può attendere dei provvedimenti quando gli ospedali raggiungeranno di nuovo i limiti di capienza e le operazioni ordinarie dovranno essere di nuovo rinviate» avverte Jan Fehr, infettivologo dell'Università di Zurigo. Al momento meno del 15 per cento dei letti in terapia intensiva sono occupati da pazienti Covid. C'è ancora tempo, ma non va sprecato.