Mentre sale il numero dei ricoveri e dei contagi, la task force anticipa l'estensione del richiamo agli under 65
Terza dose per tutti già da fine novembre. Ma gli esperti avvertono: «Sarà comunque un altro inverno di ospedali sovraccarichi»
BERNA - I contagi da Covid 19 in Svizzera continuano a salire. Oggi sono arrivati a quota 4 297, e i ricoveri giornalieri - 76 - si avvicinano in modo preoccupante alla soglia di guardia indicata dalla task-force (80 al giorno). Una situazione che assomiglia purtroppo sempre più a quanto già visto lo scorso inverno.
Ma le differenze non mancano. La copertura vaccinale, anzitutto. La terza dose. E anche meno restrizioni. Mentre i paesi vicini inaspriscono alcune misure - Austria e Germania hanno iniziato, l'Italia ci sta pensando - la Svizzera valuta il da farsi.
Oggi a prendere la parola sono gli esperti federali che gestiscono la campagna vaccinale. A Berna è stata organizzata una conferenza stampa con Virginie Masserey, responsabile della sezione Controllo delle infezioni (Ufsp) e Michael Beer, vicedirettore dell'Ufficio federale di sicurezza alimentare e di veterinaria (Usav), a capo del progetto dell'offensiva vaccinale. Presenti anche Christoph Berger, presidente della Commissione federale per le questioni vaccinali (Ekif) e Rudolf Hauri, medico cantonale di Zugo, presidente dell'Associazione dei medici cantonali.
«Siamo nella fase ascendente di una nuova ondata di contagi, la quinta» ha spiegato Masserey. Il 15% dei posti di terapia intensiva negli ospedali svizzeri è attualmente occupato da pazienti Covid. La crescita dei contagi è attualmente più forte tra bambini e adolescenti, ha spiegato Masserey. A essere ricoverate invece sono soprattutto le persone con più di 80 anni. «Ma sono colpite persone di tutte le età». La metà degli ospedalizzati ha meno di 60 anni. Circa il dieci percento sono persone completamente vaccinate.
«La Settimana della vaccinazione è finita, ma non l'offensiva vaccinale» ha commentato Beer, che sottolinea come gli ultimi due concerti musicali organizzati dalla Confederazione settimana scorsa abbiano registrato il "sold out" dopo che è stato eliminato il boicottaggio lanciato nei primi giorni da gruppi di attivisti no Vax. Beer sottolinea che non sono stati fissati obiettivi quantitativi prima della settimana di vaccinazione. I responsabili erano consapevoli che i numeri delle vaccinazioni estive non potevano più essere raggiunti.
Per quanto riguarda le iniezioni di richiamo, Christoph Berger ha precisato che «per ora» la campagna continua a concentrarsi sui gruppi di età più avanzata. «La vaccinazione di richiamo è meno urgente per le persone sotto i 65 anni» aggiunge. Questi gruppi di età si sono fatti vaccinare più avanti nel corso dell'anno e potranno sottoporsi al richiamo fino a nove mesi dopo la seconda vaccinazione. Fra poche settimane, ha aggiunto Berger, dovrebbe giungere l'autorizzazione per i soggetti più giovani, ossia sotto i 65 anni.
La prospettiva è comunque di «un inverno che metterà a dura prova il sistema sanitario» ha concluso Berger. Rudolf Hauri ha rincarato la dose. «Non possiamo dire che la Settimana vaccinale sia stata un grande successo finora» ha dichiarato. I Cantoni lavoreranno nei prossimi giorni e settimane per garantire che la quota di popolazone vaccinata aumenti ancora il più possibile. Numeri alla mano, negli ultimi sette giorni si è registrato un incremento del 34% delle prime dosi inoculate rispetto alla settimana prima: tale azione, ha precisato Masserey, continuerà comunque nei cantoni ancora nelle settimane a venire.
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