Mentre la Germania e l'Austria tornano ad applicare misure sempre più restrittive, la Svizzera attende
Diversi quotidiani sospettano ragioni politiche e muovono critiche severe chiedendo un intervento che salvi ospedali e le festività sempre più vicine.
ZURIGO - Lo spettro del lockdown si sta riaffacciando sull'Europa. In diverse nazioni la curva dei casi è tornata a salire in modo importante e, con un leggero ritardo, anche i ricoveri stanno iniziando a crescere.
Ciò ha conseguenze drastiche soprattutto per coloro che non sono stati vaccinati: in Austria e in alcune parti della Germania il modello 2G (vaccinato o guarito) sta diventando la regola e si parla nuovamente di chiusure. Le regioni dell'Austria più colpite dalla pandemia, Salisburgo e Alta Austria, hanno deciso di reintrodurre a partire da lunedì un lockdown generale per tutta la popolazione, e non solo per i non vaccinati. Anche la Sassonia ci sta pensando.
Non è molto diversa la situazione in Svizzera, ma al momento non sembrano esserci nuove misure in vista. Non solo, il Consiglio federale, che di norma ogni mercoledì aggiorna sul punto della situazione pandemica, ieri non l'ha fatto. Questo lasciare i cittadini all'oscuro delle proprie decisioni - specie in questa fase delicata e in vista della votazione sulla legge Covid 19 -, è stato criticata da molti dei principali media svizzeri.
«Il Consiglio federale non vuole mettere di cattivo umore le persone» - Così Fabian Renz, che sul TagesAnzeiger e sotto al titolo “Grave silenzio dal Palazzo Federale", scrive: «Ancora una volta sorge il sospetto che il Consiglio federale preferisca lasciare arrivare un'emergenza prima di combatterla». E ancora: «Un altro sospetto (ufficialmente smentito) è ancora più evidente: ovvero che Berset e i suoi co-governanti stiano usando tattiche. Il 28 novembre il popolo voterà la legge sul Covid-19. (...) Da mesi ormai, il Consiglio federale cerca di non compiere alcun passo che possa mettere di cattivo umore le persone».
Sabine Kuster, sull'Aargauer Zeitung, è altrettanto critica. Facendo un paragone con lo scorso autunno sottolinea: «Mercoledì ci sono stati quasi 6.000 nuovi contagi. Abbiamo avuto cifre simili attorno al 20 ottobre 2020. Una settimana dopo, il Consiglio federale aveva decretato una serie di provvedimenti: incontri in privato consentiti a un massimo di dieci persone, la raccomandazione all'home office, chiusura dei locali notturni». Insomma, salvare il Natale non era più possibile.
Se la tendenza rimane la stessa, secondo Kuster, un numero altrettanto elevato di ricoveri potrebbe essere raggiunto anche quest'anno, poco prima di Natale. La giornalista ha un sospetto: «Il Consiglio federale non sembra essere interessato al Natale, ma piuttosto al fatto che il numero di casi possa dare una spinta al voto tra due settimane: più l'onda è impressionante, più è probabile che gli svizzeri troveranno cosa buona e giusta il certificato e la legge sul Covid-19».
«I no vax non possono prendere in ostaggio la società» - Anche l'epidemiologo Christian Althaus, sulla NZZ, non lesina critiche: «In Austria e Germania stiamo vedendo cosa potrebbe succederci: gli ospedali sono di nuovo al limite. Sappiamo che vale la pena reagire presto per poter evitare interventi drastici», aggiunge. Festività in pericolo? «Se si va avanti in questo modo la situazione sarà critica al più tardi entro Natale».
Althaus raccomanda l'obbligo della mascherina all'interno o nuove regole per l'home office. Tuttavia è consapevole di quanto sia difficile attuare nuove misure come fu per lo scorso anno: «Se le persone vaccinate e guarite dovessero essere nuovamente limitate nella loro libertà, ci si chiederà come ciò possa essere giustificato. I non vaccinati non possono prendere in ostaggio la società».
Giovedì pomeriggio il ministro della Salute Alain Berset è apparso davanti ai media. E ancora una volta ha chiarito che la situazione è grave, ma che al momento non sono necessarie ulteriori misure.