Con le terapie intensive che si riempiono presto i medici dovranno di nuovo effettuare il tanto temuto "triage".
La sociologa e membro della commissione etica nazionale Tanja Krones: «Potrebbe ripetersi la situazione vissuta lo scorso dicembre». E sui bambini sottolinea: «La mancanza di contatto sociale è molto peggio del virus».
BERNA - Le unità di terapia intensiva sovraccariche a causa del Covid-19 portano inevitabilmente a una selezione dei pazienti da curare. Questa selezione implicita è «eticamente devastante», afferma la sociologa Tanja Krones, membro della commissione etica nazionale.
Il triage significa che le risorse limitate non sono utilizzate in modo ottimale, ha detto Krones in un'intervista pubblicata oggi dalla NZZ. Ciò avviene ad esempio quando i residenti delle case di cura per anziani non vengono ricoverati in ospedale, anche se vorrebbero esserlo.
La situazione del dicembre dell'anno scorso, con troppo pochi letti di terapia intensiva liberi, è stata pessima e potrebbe purtroppo ripetersi, avverte la sociologa. Tanja Krones si dice in particolare preoccupata per le persone socialmente vulnerabili o con problemi mentali. In Svizzera, queste persone sono un po' trascurate.
«Eticamente problematico» vaccinare i bambini
Dottoressa in medicina umana e sociologia, la ricercatrice lavora presso l'Istituto di etica biomedica dell'Università di Zurigo. Nell'intervista, l'esperta insiste sulla situazione dei più giovani. Ricorda che l'Unesco ha lanciato l'allarme molto presto, affermando che i bambini sono fra i perdenti della pandemia.
Per i bambini, la mancanza di contatto sociale è molto peggio del virus. Le cliniche in Germania e in Svizzera sono piene di bambini che soffrono di malattie psicosomatiche. La vaccinazione ha un effetto limitato sui bambini, poiché è meno probabile che si ammalino seriamente. Vaccinare un bambino per far stare bene gli adulti è quindi «eticamente problematico».