Gli esperti della Confederazione hanno fatto il punto sulla situazione epidemiologica nel nostro Paese e non solo.
La nuova mutazione del virus solleva infatti numerosi dubbi e interrogativi. «Non è possibile tenere Omicron fuori dalla Svizzera, ma occorre assolutamente frenarne la diffusione», ha spiegato la direttrice dell'UFSP Anne Lévy.
BERNA - Di lunedì e non come avviene ormai abitualmente al martedì pomeriggio. Un dettaglio forse di poco conto ma che suggeriva come quella odierna non fosse una conferenza stampa degli esperti della Confederazione "di routine". C'era infatti da fare il punto della situazione sulla diffusione, in Europa e in Svizzera, della nuova variante di coronavirus denominata Omicron.
Dallo scorso venerdì, quando un primo caso a livello europeo è stato individuato in Belgio, la situazione è infatti evoluta in modo repentino. Con diversi casi sospetti (anche in Svizzera) e con contagi accertati nel Regno Unito, in Germania, in Italia, nei Paesi Bassi, in Repubblica Ceca e in Danimarca. Di conseguenza, l'UFSP ha predisposto la quarantena obbligatoria per chiunque entri in Svizzera in provenienza da questi Paesi (eccetto quelli limitrofi alla Confederazione).
Omicron fuori dalla Svizzera? «Non è possibile» - «La lista dei Paesi a rischio si sta allungando sempre più», ha messo immediatamente in guardia la direttrice dell'UFSP Anne Lévy, ricordando come deve comportarsi chiunque rientri in Svizzera da uno di questi Stati. «Nonostante le misure adottate, non è possibile escludere che la variante Omicron resti fuori dai confini nazionali. Ma la Svizzera può indebolire la quinta ondata con misure mirate» ha tuttavia sottolineato Lévy.
Una combinazione pericolosa - E infatti in una persona tornata dal Sud Africa è stata riscontrata la variante. «La persona interessata è in isolamento, mentre chi è entrato in contatto con lei si trova in quarantena», ha aggiunto la direttrice dell'UFSP. Concludendo il suo intervento, Anne Lévy ha rinnovato l'invito a farsi vaccinare (e per chi l'ha fatto, quando sarà il momento, a farsi somministrare la dose booster): «L'obiettivo è anche evitare la combinazione delle varianti Omicron e Delta. Entrambe sovraccaricherebbero sicuramente il sistema sanitario».
Terapia intensiva, quadro eterogeneo - Patrick Mathys ha posto l'accento sulle persone contagiate dal coronavirus che attualmente occupano un quarto di tutti i posti di terapia intensiva. «Sicuramente non è calato il sipario sulla variante Delta», ha affermato il capo della sezione di gestione delle crisi. L'incidenza a 14 giorni è salita a 989 casi ogni 100.000 abitanti. Il quadro regionale a livello svizzero è, tuttavia, «molto eterogeneo». Ma a livello generale, ogni giorno, circa 60 persone finiscono in ospedale a causa del Covid-19, ha spiegato Mathys.
Omicron facilmente trasmissibile - Per quanto riguarda la variante, «fare dichiarazioni affidabili è attualmente difficilmente possibile perché i dati sono molto scarsi». È chiaro, tuttavia, che questa variante ha un numero insolitamente elevato di mutazioni. Ciò suggerisce che Omicron è facilmente trasmissibile. Non è chiaro, tuttavia, se la trasmissibilità sia ancora maggiore rispetto alla variante Delta.
Anche i vaccinati in pericolo - «C'è il rischio che la variante Omicron possa bypassare il nostro sistema immunitario meglio delle altre varianti», ha concluso Mathys. Questo vale anche per coloro che sono stati vaccinati. Nelle prossime settimane, comunque, se ne saprà di più. «In sintesi, si può dire che Omicron ha un potenziale significativo per modellare l'andamento della pandemia. La situazione è già critica, ma Omicron potrebbe peggiorarla ulteriormente».
Pericolosa per tutti - La pericolosità della variante Omicron è stata confermata anche dalla presidente della Task Force scientifica Tanja Stadler. Finora in Svizzera si sono diffuse due preoccupanti varianti del coronavirus: Alpha e Delta. Delta ad esempio ha portato a un raddoppio del numero di casi nel giro di una settimana. «Omicron sembra avere il potenziale per diffondersi rapidamente anche dove c'è un'alta percentuale della popolazione guarita o vaccinata, o ancora dove la variante Delta non è attualmente più diffusa», ha illustrato Stadler.
«Nuove misure inevitabili» - «Poiché l'elenco dei paesi con Omicron si sta allungando, lo sforzo aumenta in proporzione», ha dal canto suo spiegato il presidente dell'Associazione dei medici cantonali Rudolf Hauri. Il tracciamento dei contatti è oggi meglio sviluppato, ma la situazione resta difficile. «Probabilmente nei prossimi giorni verranno prese ulteriori misure nei Cantoni», ha messo in guardia Hauri. È ad esempio ipotizzabile un'estensione del requisito della mascherina negli spazi chiusi e test a tappeto in occasione degli eventi.
Ospedali: «Situazione stressante ma non ancora drammatica» - «Ciò che è necessario - ha proseguito Hauri - è un approccio rapido, ma non frenetico. La situazione negli ospedali non è ancora drammatica, ma è già stressante». Per questo è possibile che vi siano nuovamente rinvii di interventi non urgenti.
Regole più severe - Terminati gli interventi, è stato il momento delle domande. A chi ha chiesto lumi sulla maggior severità delle restrizioni di viaggio prese in questi giorni rispetto al passato, anche per vaccinati e guariti, Patrick Mathys ha spiegato che «ha senso reagire in modo mirato e intensivo ora in modo da poter revocare le misure in un secondo momento».
I relatori - Partecipano alla conferenza stampa Anne Lévy, direttrice dell'UFSP, Patrick Mathys, capo della sezione gestione delle crisi e cooperazione internazionale dell'UFSP, Tanja Stadler, presidente della Task Force scientifica nazionale COVID-19 e Rudolf Hauri, medico cantonale di Zugo e presidente dell'Associazione dei medici cantonali.