Due ausiliarie del Canton Ginevra sono state penalizzate per avere denunciato una presunta frode. Il tribunale conferma
GINEVRA - Il Tribunale federale (TF) ha respinto il ricorso di due collaboratrici ausiliare del Servizio delle votazioni ed elezioni (SVE) di Ginevra contro il loro licenziamento dopo che avevano denunciato una presunta frode elettorale. Il cantone ha giustamente considerato che il rapporto di fiducia si era rotto in seguito alle loro dichiarazioni alla stampa, che avevano provocato gran confusione, sottolinea la Corte Suprema.
Nel febbraio 2019, le due ausiliare del SVE avevano segnalato alla giustizia ginevrina alcuni potenziali malfunzionamenti, quali schede modificate, alterate o distrutte. A loro dire erano dovuti al comportamento scorretto da parte di un collega, un uomo sulla trentina che, avevano riferito, si vantava di conoscere persone che "vendevano" voti. Considerata la gravità delle accuse, la Corte dei conti aveva denunciato i fatti al procuratore generale.
Le due si erano pure lamentate del comportamento violento del collega, sia fisicamente che verbalmente, e del fatto che usava un seminterrato del SVE per essiccare marijuana e che la fumava al lavoro. Davanti alla Corte dei Conti, hanno detto di aver cercato, invano, di passare attraverso via la gerarchia.
Il caso, che aveva provocato un vespaio di polemiche e una mezza crisi politica, si era poi sgonfiato. L'indagine della Procura per frode elettorale e corruzione passiva è stata archiviata un anno dopo, nel febbraio del 2020, dato che le segnalazioni delle due ausiliare non avevano potuto essere avvalorate e non era risultata traccia di frode, di corruzione o di schede truccate.
I costi sono stati addebitati al dipendente sospettato, che è stato anche licenziato. Per quanto riguarda le due ausiliarie, che lavoravano su chiamata, non sono più state ingaggiate per altre votazioni durante tutta la procedura. Le due donne, che sono anche state convocate per spiegare le loro dichiarazioni alla stampa, sono state licenziate nell'ottobre del 2020, e non è stato pagato loro alcun risarcimento per i due anni in cui non sono più state chiamate al lavoro.
Nelle due sentenze pubblicate oggi, i giudici della Corte Suprema con sede a Losanna sottolineano che la giustizia ginevrina non ha rimproverato alle due donne di essersi rivolte alla Corte dei Conti, ma di aver fatto dichiarazioni vaghe ed esagerate, oltre a supposizioni: accuse gravi e in parte infondate che hanno avuto ripercussioni sul loro collega di lavoro e che hanno offuscato l'immagine dello SVE.
La validità di votazioni ed elezioni è stata messa in dubbio davanti alla stampa, mentre la procura aveva appena annunciato che non c'erano prove di frode. In queste condizioni, i giudici ginevrini potevano considerare che il legame di fiducia era stato rotto, nota il TF. Secondo la Prima Corte di diritto pubblico, l'istanza precedente non ha agito in modo arbitrario o violato il diritto delle ricorrenti ad essere ascoltate.