Molti svizzeri vorrebbero il booster prima della scadenza del semestre. Ma ciò non è al momento possibile
Esperti e politici criticano la mancanza di coraggio e lungimiranza delle autorità e chiedono la terza dose per tutti.
ZURIGO - «I dati attualmente disponibili sono a favore di una vaccinazione di richiamo, sicura ed efficace, già dopo soli tre mesi dall'ultima somministrazione». Lo ha affermato Marco Cavaleri, capo della strategia vaccinale dell'Ema.
In Svizzera, intanto, aumenta il numero di chi è alla ricerca di una dose booster. Diversi cantoni - interpellati da 20 Minuten - confermano di promuovere il richiamo solo tra coloro che hanno ricevuto la seconda dose almeno sei mesi fa, seguendo quindi le raccomandazioni dell'Ufficio federale della sanità pubblica.
Il dipartimento della salute di Zurigo ha interrotto le vaccinazioni di richiamo "off-label" dopo essersi accorto che molti vi accedevano prima dei sei mesi. Secondo l'epidemiologo Marcel Salathé, però, «anche dopo i sei mesi, non tutti riescono ad avere la terza dose». «Ciò è grave, specie in un momento in cui è alta l'infezione tra i bambini», ha twittato.
«Mancanza di flessibilità» - Andreas Faller, consulente sanitario ed ex vicedirettore dell'Ufsp, comprende la frustrazione generale: «Ancora una volta è evidente la mancanza di flessibilità», sottolinea. Quindi auspica inasprimenti immediati e gestiti in modo sensato. «Sembra che le autorità basino le loro raccomandazioni su ciò che corrisponde alle proprie possibilità e non necessariamente alla realtà epidemiologica», azzarda infine.
«Il booster per tutti il prima possibile» - La presidente della Commissione sanitaria del Consiglio nazionale Ruth Humbel (il Centro), è infastidita dal fatto che la Svizzera sia di nuovo in queste condizioni: «Alcuni gruppi ad alto rischio devono aspettare più di una settimana per il richiamo. E ci è voluto troppo tempo prima che arrivasse la raccomandazione per la dose booster. Ora stiamo pagando un prezzo alto per questo ritardo». Quindi aggiunge: «Prima bisogna potenziare i gruppi a rischio. Ma poi il richiamo deve essere possibile per tutti il prima possibile, sia che la seconda vaccinazione sia avvenuta quattro o sei mesi fa. Abbiamo molte persone che lo vogliono, ma non gli è ancora permesso. È frustrante» conclude.
Cantoni ancora lontani dall'obiettivo - Secondo Tobias Bär, portavoce dei media della Conferenza dei direttori della sanità, i Cantoni si stanno già muovendo: «Ovunque si sta accelerando. L'obiettivo è riuscire ad arrivare ai ritmi di giugno». I Cantoni sono attualmente ancora lontani dall'obiettivo: il 6 giugno la media su 7 giorni era di quasi 93'000 vaccinazioni. Al momento è di 55.000.
Bär spiega che le difficoltà sono simili a quelle degli ospedali: «Spesso c'è semplicemente una mancanza di personale specializzato. Lo dimostrano le richieste di sostegno all'esercito da parte dei cantoni francofoni».