Con le nuove disposizioni, i turisti che rientrano in Svizzera rischiano di rimanere bloccati a lungo all'estero.
Anche chi è vaccinato o guarito deve infatti sottoporsi a un test PCR, che può risultare positivo anche per delle settimane.
ZURIGO - Anche se le persone vaccinate o guarite dal Covid-19 subiscono di meno gli effetti dalle misure prese dal Governo per combattere la pandemia, per quanto riguarda i viaggi la situazione è un po' diversa, osserva la “SonntagsZeitung” nella sua edizione odierna. Anche loro rischiano di rimanere bloccati all'estero, visto che da una settimana possono entrare in Svizzera solo i viaggiatori che presentano un test PCR negativo.
Tuttavia, come ricorda il domenicale zurighese, dopo la guarigione il test può rimanere positivo fino a tre mesi. Sia nelle persone vaccinate, sia in quelle non vaccinate. Viaggiare diventa così una lotteria. Le compagnie aeree possono infatti trasportare in Svizzera unicamente i passeggeri che risultano negativi al Covid-19.
Entrare in treno per aggirare il problema - Tra i viaggiatori circola però già un consiglio: rientrare in aereo vicino al confine svizzero e terminare il viaggio in treno. Ad esempio atterrando a Milano o a Mulhouse. Questo perché la regola del test PCR non si applica alle persone che provengono da determinate regioni di frontiera.
L'Ufficio federale di sanità pubblica (UFSP) spiega che è «relativamente raro» che i test PCR siano positivi oltre i 20-30 giorni dopo l'inizio dell'infezione. Ma sottolinea anche che una persona risultata positiva può «in linea di massima essere contagiosa» e che sono possibili nuove infezioni, in particolare con la variante Omicron.
Viaggi troppo costosi per alcuni - Di che far preoccupare i viaggiatori, dunque. Come rileva anche l'ombudsman del settore viaggi Franco Muff, che ha constatato un forte aumento delle richieste d'informazione da parte delle agenzie di viaggio. Inoltre, i viaggiatori rischiano di pagare a caro prezzo il loro soggiorno all'estero, dovendo sottoporsi a un secondo test da quattro a sette giorni dopo l'ingresso in Svizzera.
Il costo del viaggio può così diventare proibitivo per le famiglie con bambini. Infine, osserva Franco Muff, non tutti i viaggiatori possono permettersi di rimanere bloccati all'estero. A causa del costo di un soggiorno prolungato, o ancora a causa dei datori di lavoro che potrebbero non essere particolarmente felici di dover affrontare tali situazioni.
Gestione "caotica" dalla comparsa di Omicron
Mentre la Svizzera richiede un test PCR negativo ai viaggiatori che desiderano entrare nel suo territorio, gli Stati Uniti ad esempio consentono ai viaggiatori che sono guariti dall'infezione da 90 giorni di entrare senza test. L'UFSP giustifica il provvedimento con il fatto che «si vuole impedire l'ingresso di nuovi casi in Svizzera, in particolare della variante Omicron». Franco Muff non è d'accordo. Ritiene che il comportamento di molti governi dalla comparsa di Omicron sia «semplicemente caotico». E che sarebbe «illusorio» pensare di poter arginare in maniera decisiva la diffusione del virus con misure del genere: «Se consideriamo che la maggior parte dei pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva non è vaccinata, non è giusto che le persone vaccinate debbano sottomettersi ai test», conclude.