La terza dose è raccomandata già quattro mesi dopo la seconda. L'esperto: «Nessun rischio per l'organismo»
BERNA - Lo aveva anticipato il ministro della sanità Alain Berset. E ieri è arrivata la comunicazione ufficiale: la vaccinazione di richiamo con un vaccino a mRNA (in Svizzera si parla quindi dei preparati Pfizer e Moderna) è ora raccomandata per tutti a partire dai sedici anni già quattro anziché sei mesi dopo l'immunizzazione di base.
L'intervallo di tempo tra la somministrazione della seconda dose e il richiamo è stato ridotto, in quanto gli attuali dati a disposizione mostrano che in questo modo aumenta notevolmente la protezione non soltanto contro la variante Delta ma anche contro quella Omicron. Lo ha spiegato Christoph Berger, presidente della Commissione federale per le vaccinazioni, nell'ambito del consueto infopoint settimanale per fare il punto della situazione.
Ma ora cosa succederà? Ci toccherà sottoporci a una vaccinazione di richiamo a intervalli regolari di pochi mesi? Lo ha infatti lasciato intendere Dan Staner, capo di Moderna, in un'intervista rilasciata a 20 Minuten. E ora in molti temono di finire in un circolo vizioso della vaccinazione. Senza uscirne più. E non mancano le preoccupazioni per la salute.
«Non c'è da temere» - Una reazione comprensibile, secondo Klaus Eyer, esperto di vaccini e professore assistente all'istituto di scienze farmaceutiche dell'Università di Zurigo. Ma non ci sarebbe da temere: «Il rischio di un'overdose da vaccino non esiste» afferma, interpellato da 20 Minuten.
Il livello di tolleranza dell'organismo è infatti molto alto quando si tratta di un vaccino. «Sono preparati che non possono causare danni fisici, ma sviluppano o rafforzano la risposta immunitaria a un virus». Il richiamo porta quindi la protezione a un livello superiore.
«Quattro mesi sono tanti» - Eyer spiega dunque che la nuova somministrazione non danneggia l'organismo, ma stimola soltanto la risposta immunitaria. «Per il sistema immunitario, quattro mesi sono tanti».
Rappresentano invece un problema le vaccinazioni che avvengono in un periodo troppo ravvicinato. «Non si parla di mesi o settimane, ma di giorni oppure ore, una situazione soltanto teorica, che non si verifica mai». Se a qualcuno fossero somministrate più dosi nel giro di pochi giorni, la protezione vaccinale peggiorerebbe. «Gli anticorpi si sviluppano meno bene». Ma non ci si sarebbero ulteriori problemi di salute».
Un richiamo annuale? - Secondo l'esperto, in futuro non ci aspetta un richiamo regolare ogni quattro mesi. La vaccinazione anticoronavirus è come alcune vaccinazioni infantili: «Non è insolito consolidare una protezione di base, per poi potenziarla. È quanto avviene, per esempio, per la vaccinazione antitetanica, che viene dapprima somministrata a brevi intervalli di tempo e poi con un richiamo molto tempo dopo».
Eyer ritiene che la vaccinazione anticoronavirus dovrà essere rifatta al massimo una volta all'anno. Potrebbe però andare diversamente nel caso che compaia una variante completamente nuova che riesce ad aggirare la protezione vaccinale. «In questo caso il preparato andrebbe adattato» conclude.