Omicron imperversa e i contagi volano. Ma con migliaia di lavoratori a casa c'è il rischio di un collasso del sistema.
Se le cose si mettessero male? Sono già al vaglio diverse soluzioni, alcune estreme
BERNA - Omicron imperversa sulla Svizzera tanto da essere la mutazione dominante in alcuni cantoni. O comunque lo sarà nei prossimi giorni, come anticipato da Tanja Stadler, capo della Task Force anti Covid.
Ciò significa che potremmo dover affrontare circa 25.000 infezioni al giorno a gennaio. Questo, almeno, è lo scenario che la Task Force federale si aspetta. In parte le cifre sono dovute al fatto che la vaccinazione non protegge contro Omicron a meno che non si sia ricevuta la terza dose.
Ma cosa implicherebbe per la Svizzera se ci fossero 25mila contagi al giorno e decine di migliaia di dipendenti in isolamento? Sarebbe colpito non solo il sistema sanitario, ma anche altri importanti settori come la logistica, i trasporti e la distribuzione alimentare.
L'Ufficio federale per l'approvvigionamento economico segnala: «Abbiamo intensificato nuovamente le valutazioni a causa della nuova situazione pandemica. Sono state predisposte misure per intervenire tempestivamente in caso di situazioni limite».
«Abbreviare le quarantene» - Il Centro per la prevenzione delle infezioni Swissnoso, in una lettera inviata mercoledì agli ospedali, raccomanda: «In caso di grave carenza di personale, i dipendenti asintomatici positivi dovrebbero poter riprendere il lavoro dopo cinque giorni di isolamento domestico, previa autorizzazione del medico cantonale».
Il presidente dell'associazione dei medici cantonali, Rudolf Hauri, farebbe addirittura un passo in più. Se le persone risultate positive non mostrassero alcun sintomo, non dovrebbero nemmeno andare in quarantena. Tuttavia, questa è intesa come ultima risorsa e massimo rimedio, e andrebbe ad accettare ulteriori infezioni per evitare che il sistema collassi.
A differenza della società Lufthansa, Swiss non ha dovuto lottare con la carenza di personale nel periodo natalizio. Altre società come La Posta ricorrerebbero alla protezione civile in caso di emergenza, come riportato dalla SRF.