Ne è convinta l'epidemiologa dell'Università di Berna Emma Hodcroft.
L'esperta auspica nel contempo che si faccia qualcosa per frenare il numero di nuovi contagi. «Non dovremmo aspettare che gli ospedali siano pieni prima di agire».
BERNA - «L'immunità di gregge è l'unica via per uscire dalla pandemia, ma ora dobbiamo comunque tentare di abbassare il numero dei contagi». È il pensiero dell'epidemiologa e virologa dell'Università di Berna Emma Hodcroft in merito alla corsa irrefrenabile della variante Omicron in Svizzera.
Nel corso della lunga intervista concessa al "Blick", l'esperta bernese ha pure ricordato le parole choc espresse dal ministro tedesco della salute Jens Spahn: «A fine inverno - disse - saranno tutti vaccinati, guariti o morti». Un monito che Hodcroft condivide: «Erano parole giuste, sebbene molto dure. Perché l'immunità di gregge è l'unico modo che abbiamo per uscire dalla pandemia». Tra le tre opzioni di Spahn, la virologa consiglia di scegliere quella dei vaccini: «Sono incredibilmente sicuri ed efficaci».
I numeri di Omicron però sono terrificanti, tanto che ieri la variante scoperta in Sudafrica è stata definita «il virus più contagioso della storia». Per questo anche la virologa bernese si dice un po' sorpresa dell'atteggiamento attendista del Consiglio federale, che ancora lo scorso venerdì ha deciso di non decidere. «Sappiamo che l'aumento dei ricoveri e dei decessi ha spesso un ritardo di alcune settimane rispetto a quello dei contagi. Non dovremmo quindi aspettare che gli ospedali siano pieni per agire. Il numero dei contagi va abbassato da subito». La Task Force ha previsto uno scenario cupo con fino a trentamila contagi giornalieri.
Uno scenario che preoccupa anche Hodcroft, che spera si possa evitare un nuovo lockdown. «Sono fiduciosa che non avremo bisogno di chiudere nuovamente tutto», sottolinea, ricordando però che tutto dipende dal settore sanitario. In caso di sovraccarico (con conseguente obbligo di triage) per l'esperta non ci sarebbe nessun'altra soluzione attuabile che un mini-lockdown di qualche settimana che permetta di abbassare la pressione sugli ospedali. «È l'ultima opzione ma va tenuta in considerazione. Perché sarebbe devastante se gli ospedali non riuscissero più a curare i malati».