Gli esperti della Confederazione hanno fatto il punto della situazione dopo il periodo natalizio.
I contagi da coronavirus continuano a rimanere a un livello record. Per ora gli ospedali resistono, ma complice l'assenza di parte del personale (in quarantena) potrebbero presto trovarsi in difficoltà.
BERNA - Il periodo natalizio è ormai passato, ma la Svizzera si trova ancora in una situazione delicata dal punto di vista epidemiologico. Dopo che l'UFSP aveva inizialmente fatto confusione con i numeri, ora è chiaro che più di 57'000 persone sono state infettate dal virus durante il lungo weekend di Capodanno. A queste, oggi, se ne sono aggiunte altre 20'742 (un record). Contagi che fanno aumentare la probabilità di ulteriori inasprimenti, anche se il numero relativamente basso di ricoveri continua a far esitare le autorità.
Ma stiamo uscendo dalla crisi o ci siamo dentro fino al collo? A questi e ad altri quesiti hanno provato a rispondere questo pomeriggio gli esperti della Confederazione nel corso della tradizionale conferenza stampa del martedì. Un momento informativo al quale hanno partecipato Patrick Mathys, capo della Sezione gestione delle crisi e collaborazione internazionale dell’UFSP, Rudolf Hauri, presidente dell’Associazione dei medici cantonali (e medico cantonale di Zugo), Samia Hurst, vicepresidente della task force nazionale Covid-19 e Alain Di Gallo, membro della task force nazionale Covid-19.
Le scuse per l'errore di ieri - Come di consueto Patrick Mathys ha passato in rassegna i principali dati relativi alla pandemia: contagi, ricoveri, decessi. Confermando come Omicron sia ormai la variante dominante (circa due terzi dei casi). Ma ha anche parlato dell'inconveniente capitato ieri, scusandosi a nome dell'UFSP: «Un errore del genere non si ripeterà nelle prossime settimane, poiché non ci sono giorni festivi», ha detto Mathys.
20mila casi in un giorno: è la prima volta - E se il numero di infezioni giornaliere resta altissimo - in termini d'incidenza la Svizzera è tra le peggiori d'Europa - le cifre legate alle ospedalizzazioni sono in calo, secondo Mathys. Anche nei reparti di cure intense la situazione «è stabile». «Si può però presumere che il numero di casi che portano a un ricovero aumenterà di nuovo», ha ammonito Mathys.
Ospedali messi in difficoltà dalle quarantene - Dopo Mathys è intervenuto Rudolf Hauri, presidente dell'Associazione dei medici cantonali. «Gli ospedali sono sempre più confrontati con un problema: il personale che è stato infettato dal Covid e che pertanto si trova in quarantena», ha spiegato. Di conseguenza, il limite di sovraccarico per il personale infermieristico è ancora più basso rispetto al passato. Proprio per questo l'aiuto dell'esercito è il benvenuto: «Le risorse vengono fornite e utilizzate».
Carenza di personale qualificato - Anche Samia Hurst, vicepresidente della Task Force, ha incentrato il suo intervento sulla situazione ospedaliera. «Ci sono molte persone che non sono né vaccinate, né guariti dal Covid-19. Per questo gli ospedali devono aspettarsi ancora molto lavoro». Inoltre, per prendersi cura dei pazienti Covid, «è necessario personale altamente qualificato». Ma con le assenze legate ai contagi tra il personale ospedaliero, il rischio di sovraccarico delle unità di cura è maggiore. È quindi importante ridurre i contatti e farsi somministrare il booster, «efficace anche contro le mutazioni del virus», ha ricordato Hurst.
Bisogna evitare di chiudere le scuole - Alain Di Gallo, membro della Task Force ed esperto in psichiatria infantile, ha parlato invece proprio dei bambini. «I bambini saranno colpiti duramente dall'onda di omicron perché non sono ancora vaccinati», ha messo in guardia. «Ora che le vacanze sono finite e i bambini stanno tornando a scuola, le incognite non mancheranno - ha aggiunto - ma bisogna evitare a tutti i costi di chiudere le scuole».
Test tre volte alla settimana - Di Gallo ha sottolineato ancora una volta che nelle scuole vanno osservate scrupolosamente alcune misure: ventilare sistematicamente i locali, indossare la mascherina ed effettuare test regolari e ripetuti. «Tutte queste misure ora devono essere applicate», ha insistito. Secondo Di Gallo sarebbe anche saggio fare i test fino a tre volte a settimana.
I ricoveri torneranno a salire - Ma in fin dei conti non è una buona notizia se i contagi aumentano e le ospedalizzazioni calano? È questa la prima domanda posta dai giornalisti presenti in sala al termine dei quattro interventi. A rispondere è Patrick Mathys, secondo cui si tratta di una tregua di breve durata: «I ricoveri torneranno presto a salire e quindi non si può escludere un sovraccarico degli ospedali».
Misure non inutili, ma nemmeno sufficienti - Sulle eventuali nuove misure che il Consiglio federale dovrebbe introdurre, il pensiero di Samia Hurst è chiaro: «Le misure attuali non sono sufficienti per contrastare l'ondata di Omicron, anche se indubbiamente la rallenta. Non sono inutili, ma non sono nemmeno sufficienti a far crollare i casi», spiega. Ricordando però che alla fine la decisione spetterà alle autorità.
Immunità di gregge - Un giornalista ha sollevato la questione dell'immunità di gregge. Patrick Mathys ritiene che teoricamente potrà emergere. Tuttavia, il problema è la rapida diffusione di Omicron, che non può essere controllata. Samia Hurst ha invece detto che «si può essere ragionevolmente ottimisti». Ma non ha voluto avventurarsi troppo nel campo delle previsioni a lungo termine, perché questo virus «ha in serbo per noi molte sorprese» sin dalla sua comparsa quasi due anni fa.
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— BAG – OFSP – UFSP (@BAG_OFSP_UFSP) January 4, 2022
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