Secondo il consigliere nazionale Marcel Dobler, la tariffa rimborsata dallo Stato va rivista
E per quanto riguarda gli esami PCR, il responsabile di una catena di laboratori austriaci ritiene che anche per questi i prezzi elvetici siano troppo elevati
BERNA - Quando tra ottobre e dicembre 2021 gli asintomatici erano stati chiamati alla cassa per i test rapidi, i prezzi erano letteralmente crollati. Dalla tariffa di 47 franchi rimborsata dalla Confederazione erano scesi, in determinati casi, anche fino a 11 franchi.
Poi nella seconda metà di dicembre la situazione è di nuovo cambiata. Con l'inasprimento dei provvedimenti anti-coronavirus, la Confederazione ha infatti deciso di farsi nuovamente carico anche dei costi per i test rapidi. Da allora gli operatori - farmacie, studi medici, ospedali, centri di test privati - possono chiedere un rimborso massimo di 36 franchi.
Un rimborso massimo che viene fatturato dal 90% degli operatori, come di recente rilevato dalle assicurazioni Swica e CSS. E questo nonostante per un breve periodo i prezzi di mercato fossero ben più bassi. «La tariffa forfettaria per ogni test rapido è di almeno dieci franchi troppo alta» afferma pertanto il consigliere nazionale sangallese Marcel Dobler (PLR), dalle colonne della Schweiz am Sonntag.
Ogni giorno 150'000 franchi «di troppo» - Considerando che nella situazione epidemiologica attuale, in Svizzera vengono giornalmente effettuati tra i 15'000 e i 20'000 test rapidi, la Confederazione - sottolinea ancora il deputato - spende quotidianamente 150'000 franchi di troppo con i soldi dei contribuenti.
Eppure un paio di settimane fa in ambienti vicini al Consiglio federale si era parlato di una revisione della struttura tariffaria per i test. Una revisione che era stata richiesta anche da Mister Prezzi, Stefan Meierhans.
Questione di strategia - L'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), interpellata dalla testata d'oltre San Gottardo, fa quindi sapere che l'entità del rimborso dipende dalla strategia di test, a sua volta correlata alla situazione epidemiologica. Insomma, attualmente è necessario che nel nostro paese la capacità di test resti elevata. Con una riduzione dell'importo forfettario, si correrebbe invece il rischio che determinati operatori rinuncino a fornire il servizio.
L'esempio austriaco: più veloce e conveniente
Anche per i test PCR la Confederazione starebbe spendendo troppo. Lo mostra un confronto che il Tages Anzeiger ha effettuato con la situazione austriaca. Nel paese confinante, che conta all'incirca lo stesso numero di abitanti della Svizzera, si testa infatti di più, ma i risultati arrivano più in fretta e gli esami costano meno.
Soltanto lo scorso mercoledì, in Austria sono stati per esempio effettuati 820'000 test PCR. Praticamente otto volte di più che in Svizzera. Un notevole quantitativo di analisi viene condotto dalla catena di laboratori Lifebrain. La sede di Vienna conta per esempio 1'600 collaboratori che ogni giorno effettuano all'incirca 450'000 esami.
Ma quanto viene fatturato allo Stato? Sei euro per ogni test PCR. In Svizzera per un test PCR effettuato su una persona sintomatica o a rischio, la Confederazione versa 88 franchi. Una tariffa che sarebbe dettata «dall'avidità dei laboratori elvetici» afferma Michael Havel, titolare di Lifebrain. Secondo lui, in Svizzera un test dovrebbe costare al massimo otto franchi. Una tariffa più elevata non sarebbe giustificata.