La posizione di Cantoni, Città e partiti sul piano del Governo federale di attuare nel Codice penale il nuovo articolo
BERNA - Cantoni, Città, partiti e associazioni accolgono favorevolmente il piano del Consiglio federale di attuare nel Codice penale il nuovo articolo sul divieto di dissimulare il proprio viso. Le varie eccezioni sono tuttavia mal viste.
Integrato nella Costituzione a seguito della votazione sulla cosiddetta iniziativa anti-burqa approvata dal popolo nel marzo 2021, l'articolo vieta la dissimulazione del viso nei luoghi pubblici o pubblicamente accessibili. I Cantoni, temendo un mosaico di quadri giuridici, hanno chiesto alla ministra di giustizia Karin Keller-Sutter di elaborare una legge d'attuazione del divieto. Il governo ha quindi deciso di ancorare l'interdizione nel Codice penale con un apposito articolo.
Un approccio generalmente ben accolto dalle parti che si sono espresse nell'ambito della procedura di consultazione lanciata in ottobre e conclusasi oggi. Solo i Verdi e il Canton Ginevra si sono dichiarati favorevoli a una legge ad hoc, considerando l'adeguamento del Codice penale «costoso e difficile, se non impossibile, da attuare», affermano le autorità ginevrine. Gli ecologisti preferirebbero però che l'attuazione avvenisse a livello cantonale. Da parte sua Vaud disapprova la definizione imprecisa di dissimulazione del viso.
Singole critiche riguardano anche la pena massima prevista dal Codice penale in caso di inosservanza del divieto, che potrebbe raggiungere i 10'000 franchi, giudicati sproporzionati. I Verdi propongono perfino un importo simbolico di al massimo dieci franchi. Poiché le violazioni saranno prevedibilmente compiute da turiste straniere, osserva il Canton Zugo, serve una procedura più semplice, ossia una multa disciplinare invece della denuncia al ministero pubblico.
Oltre a ciò non piacciono - salvo ai Verdi - le numerose eccezioni previste dal progetto preliminare: la dissimulazione del viso è giustificata da motivi inerenti alla salute, alla sicurezza, alle condizioni climatiche e alle usanze locali e in occasione di spettacoli artistici e di intrattenimento, nonché in occasione di interventi a scopo pubblicitario e in occasione di «interventi individuali e riunioni negli spazi pubblici, se la dissimulazione del viso è necessaria all'esercizio del diritto fondamentale della libertà di espressione o di riunione oppure se si tratta di un'espressione visiva di un'opinione che non compromette la sicurezza e l'ordine pubblici». Continua ad essere ammessa anche nei luoghi di culto.
L'Unione delle città svizzere (UCS), ad esempio, parla di una «norma penale poco adatta alla prassi e poco giustiziabile» poiché le deroghe sono «formulate in maniera troppo ampia o vaga o non legate a criteri o presupposti verificabili in maniera oggettiva».
Per quanto concerne le dimostrazioni è necessaria una formulazione alternativa, scrive l'UCS, e il canton Berna auspica per questo ambito una raccomandazione di esecuzione. Per il Comitato di Egerkingen, che aveva lanciato l'iniziativa, tale punto va perfino stralciato, poiché la formulazione lascia aperte troppe scappatoie mentre il Comitato puntava proprio a mettere fine alla «copertura del viso per motivi criminali» nel quadro di manifestazioni.
Anche l'Unione democratica di centro (UDC) respinge l'eccezione prevista per le dimostrazioni. Contrari su questo punto pure i Cantoni di Soletta e Zurigo, che lo considerano praticamente inattuabile. Per il Partito socialista invece è imprescindibile che anche in futuro le persone possano protestare in maniera anonima per proteggere la propria personalità.
Da parte sua Operazione Libero vorrebbe veder ancorata «una deroga esplicita per i veli religiosi che nascondono il volto», perché altrimenti contraddirebbe la libertà di culto e il divieto di discriminazione. A suo avviso va inoltre menzionato esplicitamente che la lista delle eccezioni non è esaustiva.
Quanto sia difficile l'attuazione del divieto emerge anche dalle critiche al rapporto esplicativo del Consiglio federale, in base al quale la legge non può essere applicata a spazi privati, compresi veicoli come auto private (decapottabili incluse), carrozze private e barche «a prescindere dal fatto che il velo sia o non sia visibile dall'esterno».
Il divieto di dissimulare il viso si applica invece ai veicoli e ai mezzi di trasporto della mobilità lenta e alle attività del tempo libero (ad esempio biciclette, e-bike, risciò, monopattini, skateboard, pattini in linea): «Poiché il loro uso non è spazialmente delimitato e avviene per lo più nelle aree urbane, è normale avere un certo contatto con il pubblico. L'analogia con i pedoni è quindi ovvia». Una distinzione, scrive il Canton Zugo, incomprensibile per la popolazione, che va quindi chiarita o abolita.
Il Comitato di Egerkingen chiede invece un ulteriore inasprimento, dato che secondo il Consiglio federale sono considerati spazi privati anche balconi, giardini, cortili e spazi comuni nelle case plurifamiliari come scale, lavanderia, autorimesse e parchi giochi. Il divieto va esteso a tutti gli spazi privati «che possono essere visti da un luogo comunemente accessibile». Anche l'UDC ritiene insoddisfacente la distinzione tra spazio pubblico e privato e condivide il parere del Comitato circa un'estensione della validità del divieto.
L'Alleanza di centro non si è espressa nell'ambito della consultazione mentre il Partito liberale radicale (PLR) ha chiesto una proroga.