La modifica della legge federale è stata chiaramente bocciata. I contrari hanno superato il 62%.
In Ticino la legge è stata bocciata con il 54,6% dei voti. Il solo cantone che ha approvato la riforma è Zugo.
BERNA - La modifica della legge federale sulle tasse di bollo - come già avevano previsto i sondaggi - non ha convinto la maggioranza della popolazione svizzera, che ha pronunciato oggi un secco no nei confronti dell'abolizione. I contrari sono stati il 62.7% dei votanti e 25 cantoni (solo Zugo ha approvato la riforma).
La soppressione della cosiddetta tassa d'emissione - sostenuta sia dal Parlamento che dal Consiglio federale - era stata bloccata da un referendum lanciato da un comitato rosso-verde a giugno 2021. Il testo del referendum si oppone all'abolizione della tassa sull'emissione di capitale proprio poiché «andrebbe a beneficio solo delle grandi imprese» e «svuoterebbe le casse pubbliche».
No in Ticino, sì solo a Zugo - Anche in Ticino c'è stata una bocciatura piuttosto chiara della modifica di legge. Ha infatti votato "no" il 54,6% dei ticinesi. I sì, per contro, si sono fermati al 45,4%. L'unico cantone a essersi schierato per l'abolizione della tassa di bollo sull'emissione di nuovo capitale aziendale è Zugo. Il piccolo cantone della Svizzera centrale, dove trovano sede moltissime imprese, grazie al favorevole ambiente fiscale, ha approvato la riforma con il 51,1% di sì.
Le reazioni dei vincitori... - Vi è grande soddisfazione a sinistra per il no sfociato alle urne. «Dopo la riforma III dell'imposizione delle imprese e quella sull'imposizione delle famiglie, che andava a favore dei super-ricchi, questa è la terza votazione su temi simili che abbiamo vinto», afferma a Keystone-Ats il vicepresidente del PS svizzero Samuel Bendahan. «Per la terza volta il popolo si è opposto a dare soldi solo alle persone più facoltose, senza che anche alla maggioranza ne venisse in tasca qualcosa». Gli fa eco ai microfoni della SRF il suo co-presidente Cédric Wermuth: «Il popolo ci ha dato ragione. Non si può, dopo due anni di pandemia, presentare come prima cosa un regalo fiscale ai grandi gruppi e alle imprese di questo paese».
Grande emozione anche per Jacqueline Badran: la consigliera nazionale (PS/ZH), molto nota a nord della Alpi, si è addirittura commossa sino alle lacrime, nelle immagini trasmesse dalla televisione SRF. Nella famosa trasmissione "Arena" Badran aveva duellato con grande fervore sul tema con il consigliere federale Ueli Maurer, scagliandosi contro quelli che considera i privilegi delle grandi aziende e dell'industria finanziaria. Secondo il presidente dell'Unione sindacale svizzera (USS) Pierre-Yves Maillard il no scaturito dalle urne dovrà fungere da stimolo a un dibattito più ampio sulla distribuzione delle risorse del paese. «La popolazione non apprezza molto che con una mano i partiti di destra prendano soldi dalle casse per foraggiare gli ambienti che sono già ben serviti e con l'altra mano taglino per esempio sulla previdenza vecchiaia», ha indicato il consigliere nazionale (PS/VD) a Keystone-ATS. «Questo è esattamente quello che è successo durante la sessione di dicembre del parlamento: stiamo abbassando l'imposta preventiva per le persone con grandi patrimoni e, allo stesso tempo, stiamo riducendo le pensioni AVS per le donne e attaccando il secondo pilastro. Questa contraddizione sta diventando insopportabile anche per molti elettori di centro e di destra».
... e quella dei vinti - C'è naturalmente grossa delusione tra le fila dei sostenitori alla modifica di legge. Il direttore dell'Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM) Hans-Ulrich Bigler parla di «occasione mancata» commentando il netto no che si sta profilando alle urne. Bigler si è rammaricato soprattutto per il fatto che non è stato possibile convincere la popolazione in merito ai vantaggi della riforma. A suo avviso i partiti conservatori, a eccezione del PLR, non hanno sostenuto a sufficienza la modifica di legge. Da parte sua il consigliere nazionale bernese Lars Guggisberg ritiene che il "no" fosse rivolto alle grandi aziende, mentre per le piccole e medie imprese (PMI) l'imposta di emissione va abolita. «L'esito del voto era prevedibile», ammette il democentrista puntando il dito sul «falso argomento» che la modifica di legge sarebbe andata a favore delle multinazionali.
Anche il ceto medio ha votato no - Il voto contro l'abolizione della tassa di bollo nell'emissione di nuovo capitale aziendale non è solo «di sinistra» e «verde»: «Contrario si è mostrato anche il ceto medio e persone non legate a un partito», commenta Lukas Golder, condirettore dell'istituto demoscopico Gfs.bern, in dichiarazioni alla televisione SRF. «Queste persone soppesano attentamente gli argomenti ed è qui che la sinistra ha segnato punti con i suoi argomenti», sostiene l'esperto. «Non è stata considerata la tempistica: un'agevolazione fiscale in un anno di pandemia non è un'idea geniale. Critiche ha anche suscitato il fatto che sarebbero state soprattutto le aziende più grandi a beneficiare degli sgravi».