Per il presidente dell'Alleanza del Centro l'ente televisivo pubblico è «il principale problema degli editori privati».
Nel mirino di Pfister vi è pure l'offerta web proposta dalla SSR-SRG: «Con la digitalizzazione si è espansa sempre più online e offre una gamma di servizi che va ben oltre il proprio mandato».
BERNA - A una settimana dal no popolare al sostegno ai media il presidente dell'Alleanza del Centro Gerhard Pfister muove dure critiche all'ente televisivo SRG SSR, da lui ritenuto - insieme a Google - il principale problema degli editori privati, perché propone un'offerta online considerata ben al di là del suo mandato. Da vergognarsi sono inoltre a suo avviso gli elevati stipendi dei quadri aziendali.
In un'intervista pubblicata dal Tages-Anzeiger e testate consorelle Pfister muove innanzitutto critiche ad alcuni servizi di trasmissioni della televisione svizzero tedesca SRF, accusandoli di tendenziosità. Ad esempio per uno di questi, dedicato a presunti disservizi nel settore dell'asilo, «SRF ha collaborato con la WochenZeitung (WOZ), il giornale più a sinistra della Svizzera: ma la WOZ può usare toni scandalistici, SRF no», argomenta.
Il consigliere nazionale di Zugo passa poi alla decisione del Consiglio di amministrazione (Cda) di SRG SSR d'integrare i bonus dei quadri nello stipendio fisso. «Non ha mostrato alcuna sensibilità. Non si capisce perché gli stipendi dei dirigenti delle imprese statali debbano essere così alti e perché questi manager debbano guadagnare più dei consiglieri federali. Questo non è giustificabile nei confronti dei contribuenti e di chi paga il canone».
Così facendo Pfister attacca anche un collega di partito, il presidente del Cda di SRG SSR Jean-Michel Cina. «Mi aspetto sensibilità dai membri del mio partito su questi temi. Ecco perché ho scritto su Twitter che mi vergognavo. Non è accettabile aumentare salari fissi già molto alti. Critico la doppia natura delle imprese statali: argomentano con il mandato statale quando vogliono ampliare la loro offerta, ma quando si tratta di retribuzioni seguono le cattive abitudini del settore privato. Prendono ciò che è piacevole da entrambi i mondi».
Secondo l'intervistato serve ora «una discussione aperta sui due principali problemi dei media privati in Svizzera: uno è Google, l'altro è SRG SSR». «Google beneficia dei prodotti giornalistici in Svizzera, ma non li paga. Il Consiglio federale vuole ora obbligare i giganti d'internet a pagare per questi servizi. Io sono d'accordo. Ma non dobbiamo farci illusioni: Sulla base dell'esperienza nell'Ue, i media in Svizzera dovrebbero ricevere solo circa 110 milioni di franchi all'anno. Distribuito su tutti i media, questo importo è troppo poco per vivere e troppo per morire».
Da parte sua «la SRG SSR con la digitalizzazione si è espansa sempre più online e offre una gamma di servizi che va ben oltre il mandato. In questo modo l'ente, finanziato con il canone, è in concorrenza diretta con i media privati, la cui offerta online spesso non è sufficientemente redditizia. Questo è un errore di sistema. Quindi, prima di discutere ulteriori misure per i media privati dobbiamo innanzitutto chiarire quale dovrebbe essere esattamente il mandato della SRG».
Secondo Pfister all'ente radiotelevisivo vanno imposti limiti, affinché non domini i giornali nel settore online. «Non dovrebbe penetrare in aree in cui i giornalisti dei media privati sono più competenti e già operano a un livello superiore, come le inchieste. La SRG SSR deve per contro inglobare le minoranze del nostro paese».
Il dottore in letteratura e filosofia si dice peraltro contrario all'iniziativa UDC per il dimezzamento del canone, perché la considera controproducente. «Non risolve il problema fondamentale né permette una discussione costruttiva sul ruolo del SRG SSR. Invece tutti si stanno già ritirando nelle loro trincee: prima ancora che sia stata raccolta una sola firma c'è già un comitato contrario. Questo modo di fare campagna impedisce il necessario dibattito su cosa significa servizio pubblico nell'era digitale».
Ma la SRG SSR - chiede l'intervistatore - non rischia di vacillare, se non viene più nemmeno sostenuta dal partito del centro? L'azienda «non vacilla solo perché il presidente dell'Alleanza del centro non si unisce a chi la segue ciecamente», risponde il 59enne. «Vacilla quando perde il collegamento con il centro della società. Ed è qui che bisogna fare attenzione. La tendenza allo squilibrio, lo smantellamento di trasmissioni che hanno un alto consenso tra la gente o un alto valore per una minoranza, ecco cosa delude molte persone. Sono profondamente convinto che una Svizzera diversificata abbia bisogno di un servizio pubblico forte con un mandato chiaro. La SRG SSR farebbe bene ad affrontare questa discussione».