I legali vogliono sia fatta luce sulle condizioni di detenzione del loro assistito ed esigono il suo immediato rilascio.
«La sua storia è un fallimento della giustizia e delle autorità, di razzismo strutturale, di campagne mediatiche aggressive e ripetute violazioni dei diritti umani».
ZURIGO - Gli avvocati di "Carlos", il giovane delinquente zurighese che oggi preferisce farsi chiamare con il suo vero nome Brian, hanno sporto denuncia. Chiedono che un organismo indipendente faccia luce sulle sue condizioni di detenzione e sulle accuse di tortura ed esigono la liberazione immediata del loro assistito.
La denuncia è stata inoltrata il 24 dicembre al Tribunale cantonale ed è rivolta a "tutte le persone che hanno deciso, autorizzato o reso possibile il finanziamento o l'attuazione" delle condizioni di detenzione alle quali Brian è stato sottoposto per tre anni e mezzo.
Condizioni che molti esperti hanno definito «atti di tortura e trattamenti disumani» ha detto Philip Stolkin, uno degli avvocati del 26enne, in una conferenza stampa a Zurigo. Sequestro di persona, abuso di autorità, coazione e lesioni personali gravi sono le accuse mosse dagli avvocati ai responsabili di quelle condizioni «contrarie al diritto internazionale».
Soltanto recentemente - a seguito di una decisione del Tribunale federale - Brian è stato trasferito in una struttura per la detenzione preventiva, dove gli vengono garantite condizioni «normali» e dove ora «sta meglio».
«Fallimento giustizia e campagne mediatiche aggressive» - La storia di Brian è una storia di «fallimento della giustizia e delle autorità, di razzismo strutturale, di campagne mediatiche aggressive e ripetute violazioni dei diritti umani», hanno detto gli avvocati. La denuncia è stata presentata «perché le autorità sono rimaste inattive», ha detto l'avvocato Thomas Häusermann. «Invece di indagare sui sospetti di tortura, i funzionari hanno cercato disperatamente di abbellire gli anni di isolamento».
Fino al recente trasferimento, Brian era tenuto in isolamento, in regime di carcerazione di sicurezza, dall'agosto del 2018, nel penitenziario "Pöschiwies" di Regensdorf (ZH). Qui gli è stato negato qualsiasi contatto umano e «non si può davvero parlare di un'assistenza medica adeguata», ha detto Stolkin.
Un medico che lo ha visitato ha osservato un pressione sanguigna talmente alta da metterne in pericolo la vita. Brian ha inoltre riportato lesioni cutanee ai polsi e alle caviglie, dove è stato legato regolarmente per anni. Per i legali, il trasferimento nella nuova struttura, dove può entrare in contatto con altri 20 detenuti e fare sport, è la prova che Brian «non è più estremamente pericoloso», come si è voluto far credere.
Ancora sotto inchiesta - Il 26enne rimane sotto inchiesta per le accuse di lesioni personali e violenze e minacce contro funzionari commesse in prigione nel giugno 2017. Per quei fatti il Tribunale d'appello zurighese lo aveva condannato lo scorso mese di giugno a 6 anni e 4 mesi.
Il Ministero pubblico zurighese, che mirava ad ottenere nei suoi confronti la misura dell'internamento, aveva impugnato la sentenza davanti al Tribunale federale. I giudici di Losanna hanno però annullato la precedente sentenza, rimandando il caso davanti al Tribunale cantonale. La data del nuovo processo non è ancora stata fissata.
Problemi da quando aveva nove anni - Brian ha problemi con la giustizia da quando aveva nove anni e ha alle spalle una lunga serie di condanne per reati violenti: in tutto più di 30, di cui due da maggiorenne. La vicenda più grave risale al 2011, quando accoltellò ripetutamente alla schiena un giovane, che riportò gravi ferite.
A farlo diventare un caso "nazionale" è stato un reportage televisivo del 2013, in cui si riferiva delle misure di presa a carico decise nei suoi confronti dalla giustizia minorile. Il tutto a un costo di circa 29'000 franchi al mese: una cifra a prima vista esorbitante, ma paragonabile ai costi di una presa a carico in una struttura chiusa.