È uno dei temi in votazione il prossimo 15 maggio. La Confederazione mette in guardia sul pericolo di un “no”
BERNA - Il rafforzamento di Frontex garantisce la sicurezza e la libertà della Svizzera. Un eventuale "no" alle urne il prossimo 15 maggio metterebbe in pericolo la cooperazione con gli Stati Schengen e Dublino, ha avvertito oggi il consigliere federale Ueli Maurer.
Non si tratta di un progetto di politica d'asilo, ma di una questione di sicurezza, ha ribadito dal canto suo la consigliera federale Karin Keller-Sutter in conferenza stampa a Berna. Con la riforma, Frontex sarà potenziata anche finanziariamente e in termini di personale.
Il Consiglio federale, hanno sottolineato i due consiglieri federali, sostiene la partecipazione della Svizzera al potenziamento dell'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex), contro il quale l'associazione Migrant Solidarity Network ha lanciato il referendum. Il successo della raccolta firme deve ancora essere ufficialmente confermato dalla Cancelleria federale, ha precisato Peter Minder, capo della comunicazione del Dipartimento federale delle finanze (DFF).
Sicurezza e libertà di viaggiare - È nell'interesse della Svizzera essere coinvolta nel controllo delle frontiere esterne di Schengen e nella gestione dei movimenti migratori, ha spiegato Maurer, aggiungendo che il potenziamento di Frontex - nonostante alcuni scandali ed errori emersi nel sistema - è anche un investimento nella protezione del nostro paese.
Ciò, ha spiegato il ministro delle finanze, renderà la Svizzera sicura anche contro l'immigrazione incontrollata. Una protezione delle frontiere esterne funzionante è la controparte della libertà di viaggiare all'interno dello spazio Schengen, ha affermato Maurer, ricordando che la partecipazione della Confederazione all'area Schengen è di fondamentale importanza per l'economia, il turismo e il commercio.
«L'Europa è in una situazione di emergenza» ha poi ricordato Keller-Sutter, aggiungendo che non bisogna distruggere la buona cooperazione con l'Europa in questo ambito. La consigliera federale ha anche illustrato le conseguenze in caso di "no" alle urne il prossimo 15 maggio: se la popolazione dovesse rifiutare il progetto, «la cooperazione con gli Stati Schengen e Dublino finirebbe automaticamente, a meno che la Commissione UE e gli altri Stati dell'Ue entro 90 giorni non decidano all'unanimità di voler continuare la cooperazione con la Svizzera».
Stando alla titolare del Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP), la fine della cooperazione avrebbe gravi conseguenze per la sicurezza, la lotta alla criminalità e per il settore dell'asilo: polizia e dogana non avrebbero più accesso al sistema di ricerca SIS, che Keller-Sutter ritiene essere «uno strumento indispensabile» intensamente utilizzato dalle autorità elvetiche. La Svizzera dovrebbe inoltre riesaminare le domande di asilo già respinte da un paese europeo.
La reintroduzione di controlli sistematici alle frontiere porterà a lunghe colonne alla frontiera e negli aeroporti, ha detto la sangallese, secondo cui si comprometterebbe la libertà di circolare da e per la Svizzera: per esempio i viaggiatori provenienti dall'Asia sarebbero costretti a richiedere un visto specifico per la Confederazione.
Fino a 61 milioni entro il 2027 - Per controllare meglio le frontiere esterne di Schengen, e sulla scorta delle ondate migratorie degli ultimi anni, come nel 2015, l'Ue ha deciso di rafforzare il mandato di Frontex, istituita nel 2004. Il nuovo regolamento mira, tra le altre cose, a migliorare il rimpatrio dei migranti illegali, a sostenere i ritorni volontari e a ottenere documenti di viaggio. Il Parlamento elvetico ha approvato il progetto: i contributi finanziari della Svizzera a Frontex aumenteranno di conseguenza, passando dai 24 milioni di franchi del 2021 a 61 milioni nel 2027.
Stando al progetto europeo, adottato definitivamente dal Consiglio nazionale lo scorso settembre, per garantire il personale necessario, tra il 2021 e il 2027 Frontex dovrebbe costituire un corpo permanente comprendente fino a 10'000 membri al massimo. La Svizzera partecipava già in precedenza agli interventi di Frontex con i propri esperti. Entro il 2027 dovrà presumibilmente svolgere al massimo sedici interventi della durata di due anni e fino a 59 di quattro mesi ciascuno. Pertanto, Berna dovrebbe mettere a disposizione al massimo una quarantina di esperti all'anno.
Parlamento e Consiglio federale raccomandano di votare a favore il prossimo 15 maggio, poiché è soltanto partecipando alla riforma che la Svizzera può avere voce in capitolo in merito alle decisioni e continuare a orientare la direzione strategica di Frontex.
Gli oppositori del progetto temono che con i fondi aggiuntivi i confini esterni dell'Europa verrebbero sigillati ancora di più: a loro avviso, Frontex non fa altro che complicare l'ingresso in Europa dei migranti, anche di coloro che necessitano di protezione, violando di fatto i diritti umani.