Sono almeno duecento i rifugiati under 18 sinora arrivati in Svizzera. «Una sfida per gli istituti scolastici»
BERNA - Tra i profughi di guerra provenienti dall'Ucraina si contano molti giovani e bambini. Sono all'incirca duecento gli under 18 tra i mille rifugiati sinora arrivati in Svizzera, secondo la Segreteria di Stato della migrazione SEM. Duecento giovani che, ottenendo lo statuto di protezione S, potranno anche frequentare le nostre scuole.
La scolarizzazione avviene dapprima nei centri federali di asilo, come afferma Lukas Rieder, portavoce del SEM. Ma quando poi i rifugiati vengono assegnati ai cantoni, gli allievi ucraini dovranno frequentare le scuole locali. Lo stesso vale per chi viene accolto da privati. I rappresentanti scolastici chiedono una procedura rapida, in quanto si tratta di bambini che hanno vissuto «cose terribili prima di arrivare in Svizzera» afferma Dagmar Rösler, presidente dell'Associazione svizzera dei docenti (LCH). «La scuola deve fare tutto il possibile per offrire a questi bambini un luogo sicuro, dove possano dimenticare almeno per qualche ora la loro sofferenza». Ma le scuole hanno attualmente un punto debole: la grave carenza di personale docente. «Non è possibile trovare da un giorno all'altro nuovi insegnanti, ma bisogna sicuramente cercare di attivare tutte le risorse ancora disponibili».
Lo afferma anche Thomas Minder, presidente dell'Associazione svizzera dei direttori scolastici: «Data la carenza di insegnanti, ci troveremo di fronte a una sfida impegnativa se all'improvviso avremo dei rifugiati che necessitano di assistenza speciale». Una situazione in cui saranno richieste soluzioni creative. È però fondamentale che i bambini fuggiti dalla guerra sperimentino il prima possibile la normalità. «E con normalità non s'intende un inserimento in classi speciali formate da allievi ucraini, ma l'integrazione nella normale vita scolastica».
Sfruttare anche le risorse ucraine - Ne sono convinti anche i politici della Sinistra: «I cantoni devono ora lavorare a pieno ritmo per essere pronti all'integrazione scolastica dei bambini» afferma la consigliera nazionale PS Sandra Locher Benguerel. E perché i giovani rifugiati possano iniziare al pìu presto a frequentare le scuole elvetiche, i cantoni hanno bisogno di sostegno umano e finanziario. Andrebbero anche sfruttate le risorse provenienti dall'Ucraina. «Tra i rifugiati ci sono numerosi insegnanti che possono essere impiegati nelle scuole, perlomeno nella fase iniziale».
Una situazione «difficile» per il sistema scolastico - La vedono diversamente i deputati UDC, che non vogliono integrare i rifugiati ucraini nella quotidianità scolastica. Si tratterebbe di un'operazione che porterebbe delle difficoltà nel sistema scolastico, come sostiene Barbara Steinemann, membra della Commissione delle istituzioni politiche in seno al Consiglio nazionale. «Non fa bene né ai bambini ucraini né ai nostri». Si dovrebbe dunque puntare sull'istruzione all'interno dei centri di accoglienza. «Nelle classi normali si contano già allievi con problemi di comunicazione. Integrando i bambini ucraini, il problema aumenta» dice Martin Haab, membro della Commissione dell'educazione. In ogni caso, la maggior parte dei rifugiati ucraini non avrebbe l'intenzione di rimanere all'estero a lungo, «pertanto l'inserimento scolastico non è il problema più urgente» conclude.