Sono decine i cittadini svizzeri che hanno scelto di unirsi alla Legione internazionale ucraina.
Ma arruolarsi per un esercito straniero, in Svizzera, è illegale. E alcuni politici non ci stanno.
BERNA - Sono migliaia gli stranieri recatisi in Ucraina per combattere la guerra. E anche in Svizzera decine di uomini hanno aderito alla Legione internazionale ucraina. Arruolarsi per una forza straniera è però illegale nel nostro Paese, e nella sfera politica serpeggia il malumore.
Erik (nome cambiato), 19 anni, è tra chi vuole arruolarsi. «Se l'Ucraina cade, la guerra arriverà anche qui», spiega ai colleghi di 20Minuten. E specifica che ciò che l'ha spinto è il pensiero di sua figlia: «Quale padre permette che la figlia viva in guerra?».
Nel frattempo, alcuni politici chiedono un approccio duro nei confronti dei combattenti svizzeri in Ucraina. Per la consigliera nazionale dei Verdi Katharina Prelicz-Huber i volontari non dovrebbero essere incitati. Al contrario: «Dovrebbe essere impedito loro di entrare in servizio».
La pensa così anche il consigliere nazionale del Centro Alois Gmür, che vuole che le autorità prendano provvedimenti coerenti contro coloro che tornano dall'Ucraina. «Devono essere ritenuti legalmente responsabili, e ai cittadini con doppia cittadinanza dovrebbe essere ritirato il passaporto svizzero, come per chi aderisce alla Jihad».
Più comprensivo il consigliere nazionale socialista Fabian Molina, che dice di capire il perché si voglia aiutare l'Ucraina. «Ognuno deve decidere da solo se vuole correre questo rischio», sottolinea. Le leggi devono essere osservate, aggiunge, ma a volte c'è differenza tra moralità e legge.
Dominik Knill, presidente della Società svizzera degli ufficiali, vuole che sia fatta una «precisa differenziazione». Bisogna stare attenti ai pregiudizi ed esaminare attentamente la motivazione in ogni singolo caso: «Una persona combatte in Ucraina per ragioni idealistiche, o perché vuole fare soldi come mercenario?». C'è una differenza importante, evidenzia in conclusione.