Il Dipartimento della formazione vodese vuole inasprire le regole per l’accesso alla scuola a domicilio.
L'obiettivo è «proteggere bambini e ragazzi da influenze religiose o settarie che pregiudicano le possibilità di integrazione sociale».
MONTREUX/LOSANNA - La scolarizzazione a domicilio. Da sempre una realtà marginale in Svizzera. Da una settimana a questa parte, però, non è mai stata più chiacchierata. La famiglia gettatasi dal settimo piano di un palazzo lo scorso 24 marzo a Montreux aveva infatti scelto l’istruzione a domicilio per il loro figlio 15enne, rimasto, seppur in coma, unico superstite del gesto estremo. Ed è proprio per questo che due agenti di polizia quella mattina si erano recati all’appartamento di Avenue du Casino: i genitori avevano ottenuto l'autorizzazione cantonale per la sua scolarizzazione a domicilio, ma non avevano adempiuto alle condizioni quadro richieste, evitando il controllo annuale obbligatorio e ignorando lettere e chiamate.
«Proteggere da ciò che può ostacolare l'integrazione» - L’ironia della sorte vuole però che nel canton Vaud si stiano ora muovendo le acque per una riforma delle condizioni d’accesso alla scolarizzazione a domicilio. Lo riferisce il portale Watson.ch. Il Dipartimento della formazione vodese si prepara infatti a sottoporre al Consiglio di Stato, questa primavera, e al Gran Consiglio, quest’autunno, una bozza di progetto di legge che va proprio in questa direzione. L’idea della revisione di legge, sorta già nel 2018, è quella di avere maggiore controllo su un settore scarsamente regolato «e proteggere bambini e ragazzi da influenze religiose o settarie che pregiudicano le possibilità di integrazione sociale», spiega Julien Shekter, portavoce del Dipartimento formazione, gioventù e cultura vodese.
Un trend in aumento - Negli ultimi dieci anni in canton Vaud l’home-schooling ha preso più piede che mai. Da 220 nel 2013, il numero di bambini e ragazzi educati con questo sistema è salito a 750 nel 2020, e ora supera gli 800. «Questo rappresenta lo 0,92% degli studenti della scuola dell’obbligo vodesi», afferma Shekter.
I paletti da aggiungere - Il progetto preliminare prevede in primis l'introduzione di un’autorizzazione preventiva per l'eventuale ritiro di un bambino dalla scuola dell'obbligo, cosa che al momento non esiste. Si vuole poi introdurre un rinnovo annuale della richiesta di autorizzazione dei genitori, che andrebbe a sostituire il rinnovo d’ufficio attualmente in vigore. Il genitore responsabile dell’insegnamento dovrebbe inoltre avere un diploma equivalente almeno a un apprendistato, mentre al momento non è richiesto alcun titolo di studio.
«Solo un caso isolato» - C’è però anche chi scuote la testa di fronte ai cambiamenti auspicati. Jeanne Rektorik, copresidente di Instruire en liberté (IEL), associazione che riunisce circa 400 famiglie nel canton Vaud, ricorda che l'istruzione domiciliare è un diritto riconosciuto dalla costituzione vodese e si dice contraria a tutte le misure proposte. «Questa riforma non è molto utile. I regolamenti esistenti consentono all'autorità cantonale di esercitare il proprio controllo», riferisce a Watson.ch. Il caso di Montreux, sostiene infine Rektorik, «è sotto ogni aspetto eccezionale. Voglio ricordare che il mandato di cattura emesso contro il padre è stato solo il secondo in cinque anni nel canton Vaud».