Il presidente della Commissione federale delle vaccinazioni Christoph Berger è stato vittima di un rapimento.
In prima battuta ha intrapreso un'azione legale per scongiurare la menzione del suo nome, poco dopo è seguito un cambio di rotta. Un esperto di comunicazione commenta l'accaduto.
ZURIGO - È giusto pretendere l'anonimato in merito al proprio rapimento, quando si è non un cittadino qualunque, ma il presidente della Commissione federale delle vaccinazioni? Il nome di Christoph Berger, anticipato dal "Tages-Anzeiger" in un approfondimento sulla sparatoria di mercoledì sera a Wallisellen, è stato rimosso ieri dopo un’ingiunzione chiesta da Berger stesso. Quest'ultimo, ore dopo, è però ritornato sui suoi passi.
Una decisione corretta menzionarlo in merito all'accaduto? 20 Minuten lo ha chiesto all'esperto di comunicazione Roger Huber*
Penso di sì. Lavora per la Confederazione e negli ultimi due anni è stato estremamente presente sui media come responsabile delle vaccinazioni. Dal mio punto di vista è chiaro che sia un personaggio pubblico e che quindi la notizia sia di pubblico interesse.
In prima battuta, volendo restare anonimo, ha però intrapreso un'azione legale. Comprensibile?
Non proprio. Chiunque sia indicato come persona di interesse pubblico in relazione a un reato deve sapere che il suo nome potrà comparire. Inoltre non era lui l'autore del reato in questione. Non è stata colpa sua se è stato rapito. Questa reazione mi è parsa incomprensibile.
Che tipo di comunicazione avrebbe preferito?
Non appena fosse stato chiaro che i media avevano scoperto la sua identità e l'avrebbero pubblicata, avrebbe potuto inviare un breve comunicato stampa nel quale ammetteva il rapimento, ma riferiva anche di esserne uscito illeso. Si sarebbe parlato meno di questo caso.
In quale modo?
Se qualcuno riceve un'ingiunzione super provvisionale che gli vieta di dare informazioni in merito a una persona, ciò attira ancora più l'attenzione. L'esperienza dimostra che, con una storia del genere, la stragrande maggioranza conosce già il nome prima che il decreto ingiuntivo venga applicato.
Domenica è seguita una dichiarazione di Berger su un'agenzia di stampa. Non era chiaro se fosse destinata alla pubblicazione e, in caso affermativo, se con o senza un nome. Cosa ne pensa?
Penso che non sia realistico pensare di poter dire che il rapimento non avesse qualcosa a che fare con il suo ruolo di capo della vaccinazione. Sarebbe un'enorme coincidenza che proprio lui, tra tanti, sia stato rapito e ricattato. Se fosse effettivamente così, anche qui una comunicazione attiva e precoce avrebbe potuto evitare speculazioni.
*Roger Huber è un esperto di comunicazione e fondatore dell'agenzia Huber Media Consulting.