La scoperta: una coppa colma di monete tardo romane. Il loro valore è «incommensurabile».
Il ritrovamento è avvenuto a Bubendorf, non lontano dal castello di Wildenstein, grazie a un metal detector.
LIESTAL - Il 6 settembre scorso Daniel Lüdin stava passeggiando con il suo metal detector in una zona boscosa, non lontano dal castello di Wildenstein (BL).
Durante la sua perlustrazione, l'archeologo dilettante ha fatto una scoperta sensazionale. Lüdin ha iniziato a scavare non appena il dispositivo ha rilavato qualcosa di consistente. Così facendo ha rinvenuto diverse monete romane e frammenti di ceramica.
Consapevole di aver appena fatto una scoperta sensazionale, ha agito nel modo più corretto: ha ricoperto di nuovo il tutto e ha chiamato il Servizio archeologia dell’Ufficio dei beni culturali. Questi ha reso nota la scoperta mercoledì.
I professionisti sono stati in grado di recuperare il reperto in un unico blocco. Il "tesoro" include 1290 monete tardo romane del IV secolo. Dopo aver esaminato il ritrovamento, gli archeologi sono rimasti doppiamente sorpresi: un pezzo di cuoio divide le monete in due parti, ed è strana l'epoca in cui furono nascoste. Tesori del periodo tra il 332 e il 335 d.C., infatti, sono poco noti.
Il laboratorio federale svizzero per la scienza e la tecnologia dei materiali ha sottoposto il reperto a una tomografia computerizzata e ha analizzato la composizione delle monete. La tomografia ha anche rivelato il cinturino in pelle di vacchetta che separava in due le monete. Ma il nastro lascia gli archeologi perplessi. «Si può solo speculare sul significato e lo scopo di questa suddivisione», spiegano.
Le monete sono realizzate con una lega di rame e una quantità molto piccola di argento e, probabilmente, avevano un basso potere d'acquisto. L'inflazione imperava durante l'epoca di Costantino il Grande, dal cui regno - come rivela la goffratura - risalgono le monete.
Il valore del "tesoretto" corrispondeva a circa due mesi di guadagno di un soldato dell'epoca. Ma se il loro valore nominale è piuttosto modesto, il loro valore scientifico è «incommensurabile», assicura l'archeologo cantonale Reto Marti.
Al ritrovamento non è possibile attribuire un reale corrispettivo in denaro. «Le monete in realtà non sono vendibili, farlo sarebbe illegale», spiega.
Un altro mistero è il motivo per il quale sono state sotterrate. In tempi di crisi economiche e guerre civili, in epoca tardo romana, molte persone seppellirono i loro oggetti di valore per proteggerli. Secondo gli archeologi basilesi, tuttavia, sono praticamente nulli tesori di questo tipo risalenti all'intero impero romano, visto che il periodo è stato caratterizzato da sostanziale stabilità politica.
«Forse le monete erano conservate in una specie di santuario o sacrificate agli dei», ipotizzano gli archeologi.