Il suo allontanamento non è stato ritenuto né abusivo né discriminatorio in quanto donna.
SAN GALLO - Il licenziamento del luglio del 2019 di una professoressa del Politecnico federale di Zurigo (ETH), il primo nei confronti di un professore negli oltre 160 anni di storia dell'ETH, non è stato né abusivo né discriminatorio perché donna. Essa dovrebbe ricevere comunque un indennizzo di otto mesi di stipendio dato che prima di essere licenziata non ha ricevuto alcun avvertimento. Lo ha stabilito una sentenza pubblicata oggi dal Tribunale amministrativo federale (TAF), contro la quale si può ancora fare appello.
L'ufficio dell'ombudsman del politecnico zurighese ha ricevuto nel corso di vari anni - nel 2005, 2009, 2013 e 2016 - i reclami di diversi dottorandi sul presunto comportamento tiranneggiante della professoressa di astronomia. Tutte le denunce sono però rimaste senza conseguenze. La donna non è mai stata avvisata in merito e l'ETH non ha preso ulteriori misure quali un monito. Solo quando sono state presentate di nuovo gravi accuse all'ufficio dell'ombudsman, nel 2017, l'università ha avviato dei chiarimenti.
I risultati di un'inchiesta amministrativa hanno rimproverato alla professoressa "un comportamento grave e iniquo", consigliandone il licenziamento. Licenziamento la cui richiesta formale è stata inoltrata nel marzo del 2019 dal nuovo presidente dell'ETH, Joël Mesot, al consiglio dei Politecnici Federali.
Nella sentenza pubblicata oggi la corte con sede a San Gallo rileva che tutto ciò avrebbe potuto essere evitato se il politecnico avesse agito in tempo, per esempio con un monito correlato da un coaching, che avrebbe potuto portare ad un miglioramento del comportamento della professoressa.
Nonostante la mancanza di autocritica e di ravvedimento della donna, misure più blande non dovevano essere considerate senza prospettiva fin dall'inizio, ed è per questo che il licenziamento è stato sproporzionato, scrive il TAF. Essendo inoltre avvenuto senza preavviso, gli otto mesi di salario quale riparazione sono pertanto dovuti.
Tuttavia, aggiunge la corte federale, il licenziamento non è avvenuto per motivi inammissibili. Non si trattava solo di un singolo conflitto interpersonale, perché la professoressa ha anche ripetutamente violato gli obblighi legali e contrattuali con il suo stile di gestione e i suoi rapporti con i dipendenti. Inoltre la donna si è comportata in modo inaccettabile.
La corte di San Gallo ha poi respinto l'accusa di discriminazione di genere, poiché non ha trovato alcuna prova di questo.