Con una mozione al Consiglio federale, il PS chiede che i beni congelati vengano requisiti e affidati a Kiev.
L'idea è sostenuta anche dal vicepresidente del PLR Andrea Caroni: «Dal punto di vista del diritto internazionale è chiaro che la Russia deve all'Ucraina un risarcimento per la sua aggressione».
BERNA - La Svizzera deve espropriare i beni che si trovano nella Confederazione appartenenti a cittadini russi vicini al presidente Vladir Putin: ne è convinto il Partito socialista (PS), che in una mozione all'indirizzo del Consiglio federale auspica che gli attivi delle persone e delle imprese sanzionate vengano non solo congelati, bensì anche requisiti, per poi essere affidati alle autorità ucraine in vista della ricostruzione del paese, riferisce la SonntagsZeitung.
«In Svizzera si trova un volume superiore alla media di patrimoni appartenenti a oligarchi russi sanzionati: è giusto che questi soldi vadano a beneficio del paese che viene attualmente distrutto da Putin», afferma la co-presidente PS Mattea Meyer in dichiarazioni riportate dal domenicale.
Anche il vicepresidente del PLR Andrea Caroni vede di buon occhio un trasferimento di denaro verso Kiev. «Dal punto di vista del diritto internazionale è chiaro che la Russia deve all'Ucraina un risarcimento per la sua aggressione», osserva il consigliere agli Stati di Appenzello Esterno.
Sulla stessa lunghezza d'onda è pure l'ambasciatore ucraino a Berna Artem Rybchenko. «La gente in Ucraina ha bisogno di sentire che le cose continueranno dopo la guerra», afferma il diplomatico. «Ecco perché i soldi per la ricostruzione sono importanti».
Secondo alcune stime gli attivi russi in Svizzera ammontano complessivamente a 200 miliardi di franchi. Dall'attacco russo all'Ucraina le autorità elvetiche hanno bloccato 7,5 miliardi di fondi russi.
Anche Public Eye chiede di «fare di più» sul fronte sanzioni - Public Eye chiede alla Berna federale di fare di più sul fronte delle sanzioni alla Russia e in materia di lotta al riciclaggio di denaro. L'organizzazione non governativa elvetica ha mandato ai parlamentari una sorta di mazzo di carte composto da 32 personalità russe vicine al Cremlino considerate legate alla Svizzera, nell'ambito della finanza e delle materie prime. I cosiddetti oligarchi in questione hanno un patrimonio complessivo di 293 miliardi di franchi, afferma in un comunicato odierno l'associazione, che basa i suoi calcoli sui dati del periodico economico americano Forbes. Sempre stando all'organismo che un tempo si chiamava Dichiarazione di Berna (DB) la maggior parte degli imprenditori in esame hanno partecipazioni in società con sede o filiali nella Confederazione, hanno relazioni di lunga data con la piazza finanziaria elvetica o possiedono proprietà di lusso in uno dei 26 cantoni. I parlamentari federali vengono invitati a «giocare la carta giusta» di fronte all'operazione militare russa in Ucraina e a impegnarsi per una rapida estensione delle sanzioni all'importazione e al commercio di petrolio e gas russo.