L'associazione ambientalista Greenpeace denuncia «le tattiche pubblicitarie sporche» dell'industria della carne
Per l'Ong è un tema importante, poiché «il consumo di carne causerà il declino della nostra specie (e non solo)».
BERNA - Le grandi corporazioni dell'industria della carne «cercano di influenzare i nostri modelli di consumo attraverso tattiche sporche», ovvero «strategie manipolative praticate attraverso la pubblicità e finanziate dai contribuenti».
È la denuncia che arriva da Greenpeace Svizzera, che afferma come l'industria «stia creando un mondo di fantasia stereotipato attorno al consumo di prodotti animali». È quanto emerge da uno studio che ha analizzato le campagne pubblicitarie svizzere relative ai prodotti alimentari di origine animale.
Per l'associazione è un fatto particolarmente grave poiché «il consumo eccessivo, in particolare di prodotti di origine animale, contribuisce significativamente al riscaldamento globale, alla deforestazione, all'inquinamento dell'acqua e dell'aria». Insomma, «il consumo di carne causerà il declino della nostra specie e di milioni di altre specie su questo pianeta».
«Un mondo immaginario»
Per promuovere il consumo di prodotti animali - emerge dallo studio - vengono utilizzate diverse strategie di comunicazione e persuasione, quali i metodi cinematografici moderni («che creano un rapporto di familiarità e persino di dipendenza con lo spettatore»), usando distrazioni (tra cui l'umorismo e la stereotipizzazione), per «normalizzare e nascondere le informazioni relative all'origine dei prodotti, al processo di produzione e le questioni culturali ed ecologiche».
«La pubblicità nasconde la morte, lo sfruttamento e il mancato rispetto degli esseri viventi e dell'ambiente», ha spiegato Greenpeace, con «gli allevatori che vengono rappresentati come tradizionalmente altruisti sia nei confronti delle persone che verso i loro animali». «Viene costruito un mondo immaginario attorno al consumo e alla produzione».
Il peso del sistema alimentare svizzero
Per l'Ong ambientalista, «molte persone sembrano ritenere che il sistema alimentare svizzero non ricopra alcun ruolo nella distruzione globale di ecosistemi unici e nella crisi climatica».
Un qualcosa che non quadra: «secondo i modelli dell’Istituto di ricerca per l’Agricoltura Biologica (Forschungsinstitut für biologischen Landbau, FibL), l’agricoltura svizzera ha un impatto nelle emissioni climatiche annuali pari a più di 8,5 milioni di tonnellate di anidride carbonica». La superficie agricola occupa circa il 40% del territorio del paese, e il 75% di questo terreno agricolo «è coltivato in maniera intensiva».
L’allevamento intensivo, per Greenpeace, oltre alla questione sul benessere animale, è preoccupante «per lo stretto rapporto tra la salute umana, animale e ambientale. È stato infatti scientificamente provato che tre quarti delle nuove malattie infettive derivano dalle interazioni uomo-animale».
Greenpeace Svizzera chiede quindi non solo di vietare la pubblicità finanziata dalle tasse, ma anche di proibire la pubblicità dei rivenditori di qualsiasi alimento di origine animale.