La Caritas chiede a Berna di applicare un nuovo statuto ai rifugiati, a prescindere dalla provenienza
BERNA - Caritas Svizzera denuncia una chiara disparità di trattamento dei profughi e chiede l'introduzione di un nuovo statuto di protezione che sostituisca l'odierna ammissione provvisoria. L'organizzazione sottolinea come chi disponga di statuto F sia nettamente svantaggiato rispetto a chi beneficia dello statuto di protezione S, attribuito a chi è fuggito dall'Ucraina.
I rifugiati con statuto F (ammissione provvisoria) sono quasi 40'000, di cui la metà vive in Svizzera da circa sette anni, rileva Caritas in una nota odierna, precisando che si tratta soprattutto di persone provenienti dalla Siria, dall'Afghanistan, dall'Eritrea e dalla Somalia.
Esse non soddisfano i criteri per un riconoscimento giuridico dello statuto di rifugiato secondo la Convenzione di Ginevra. In caso di ritorno in patria, però, la loro vita è in grave pericolo. Ricevono un aiuto sociale, come i rifugiati con statuto S, ma più basso dell'aiuto sociale regolare. Per Caritas una situazione del genere è insostenibile, viste le difficoltà ad arrivare alla fine del mese emerse anche in un recente studio.
È proprio per questo motivo che l'ong chiede l'introduzione di un nuovo statuto di protezione da applicare sia per le procedure ordinarie di asilo sia per l'accoglienza collettiva rapida. Dovrebbe riconoscere il bisogno di protezione delle persone in fuga da situazioni di guerra e violenza e concedere loro gli stessi diritti dei rifugiati riconosciuti (statuto B).
Se dopo due anni non fosse possibile tornare nel Paese di origine, dovrebbe essere rilasciato un permesso di soggiorno B, prosegue Caritas, precisando che ciò dovrebbe valere anche per i profughi ucraini con statuto di protezione S. Secondo l'ong, per questi ultimi deve inoltre essere aumentata ad almeno 18'000 franchi la somma forfettaria a favore dell'integrazione versata una tantum dalla Confederazione ai Cantoni.
Caritas chiede inoltre che nel nuovo statuto di protezione venga armonizzato il calcolo dell'aiuto sociale, adeguandolo alle direttive sulla garanzia della sussistenza della COSAS (Conferenza svizzera delle istituzioni dell'azione sociale). Per facilitare l'integrazione dei profughi bisogna mettere a disposizione forme abitative adatte che permettano la salvaguardia della sfera privata, deve essere concesso il diritto alla vita familiare e va ripristinata la possibilità di mobilità, almeno all'interno dello spazio Schengen, conclude Caritas.