Mentre divampa il dibattito (anche politico) sul taglio delle tasse sui carburanti c'è chi punta il dito altrove.
I Verdi, infatti, non vedono di buon occhio la riduzione dell'imposta che è invece sostenuta da Centro, PLR e UDC. Il presidente ecologista: «Non è lo Stato a dover foraggiare i guadagni delle compagnie petrolifere». Greenpeace: «Aumento dei prezzi non giustificabile».
BERNA - Da quando è iniziata la guerra in Ucraina, il prezzo della benzina è schizzato verso l'alto e attualmente un litro di carburante costa ben oltre i due franchi. Una situazione, questa, che sta pesando (e non poco) sul portafoglio degli svizzeri.
Per far fronte all'esplosione dei prezzi nelle stazioni di servizio, altri paesi - Francia, Italia e Germania su tutti - hanno deciso di tagliare le tasse sui carburanti. Un provvedimento, questo, che come certificato da un sondaggio di Tamedia, sarebbe gradito anche da un'ampia maggioranza della popolazione elvetica, ma che per ora la politica non ha ancora deciso di mettere in atto.
«Prezzi troppo alti? Possibile qualcuno stia facendo il furbo»
Della vicenda si sta (ovviamente) interessando anche Mister Prezzi, che tiene sotto controllo le stazioni di benzina. «Stiamo monitorando il mercato», conferma a 20 Minuten Beat Niederhauser, il vice di Stefan Meierhans. «In particolare stiamo facendo accertamenti sulla presenza di distorsioni nel mercato». Un mercato che, sostanzialmente, funziona bene. Anche se ci possono essere delle eccezioni. «È possibile - precisa Niederhauser - che in alcune stazioni di benzina vengano applicati prezzi troppo alti. Ed è proprio questo il motivo per cui stiamo indagando».
La politica vuole dare una mano
La palla è ora passata nel campo della politica. La prossima settimana, infatti, il Parlamento discuterà di possibili sgravi per i consumatori finali. L'attenzione si concentrerà in particolare sulla riduzione dell'imposta sugli oli minerali per un certo periodo di tempo. Il Centro, il PLR e l'UDC sono favorevoli.
Di tutt'altra opinione sono invece i Verdi. «Non è possibile che lo Stato debba fornire miliardi e che allo stesso tempo le compagnie petrolifere rastrellino miliardi e miliardi di profitti», deplora il presidente degli ecologisti Balthasar Glättli, ricordando che la riduzione di questa imposta favorirebbe soprattutto le persone agiate. «È uno sconto per i ricchi».
«Consumatori truffati»
Secondo Glättli è «scandaloso» che i prezzi siano aumentati così tanto e così presto, ricordando che le scorte di benzina furono acquistate a prezzi nettamente inferiori. «I consumatori sono stati truffati», attacca il presidente dei Verdi puntando il dito contro le compagnie petrolifere che stanno realizzando «profitti sanguinosi» (ne avevamo già parlato qui). Una tesi, questa, sostenuta (ovviamente) anche da Greenpeace. «Il massiccio aumento dei prezzi alle stazioni di servizio - deplora l'organizzazione ambientalista che in aprile aveva pubblicato uno studio su questa tematica - è stato in gran parte causato dai maggiori margini di profitto delle compagnie petrolifere».
Lo studio di Greenpeace
Nello specifico, lo studio aveva esaminato il prezzo del greggio nei Paesi dell'UE a gennaio e nelle prime settimane di marzo, ovvero prima e dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. «I dati pubblicati dalla stessa Avenergy - attacca senza mezzi termini Roland Gysin, membro di Greenpeace Svizzera - dimostrano che stanno truffando il consumatore finale. I numeri dicono che il greggio in Svizzera è diventato più caro dell'8% tra febbraio e aprile. La benzina senza piombo 95, invece, è aumentata di quasi il 10% e il diesel di quasi il 16%».