È stata adottata oggi dal Consiglio degli Stati una mozione per azzerare il deficit dell'AVS.
Sono però sorti alcuni malumori a sinistra. L’iniziativa è stata infatti definita «puramente ideologica».
BERNA - Il deficit netto dell'AVS va azzerato entro il 2050. Con questa idea in testa, il Consiglio degli Stati ha oggi adottato per 22 voti a 18, imitando quanto fatto in passato anche dal Nazionale, una mozione del deputato Andri Silberschmidt (PLR/ZH) che punta a garantire un finanziamento a lungo termine del primo pilastro durevole ed equo per tutte le generazioni.
Secondo le stime, l'AVS accumulerà un deficit di oltre 260 miliardi di franchi entro il 2050. Una parte di esso sarà coperta con l'aumento dei contributi salariali previsto dalla Riforma fiscale e finanziamento dell'AVS (RFFA), mentre la riforma AVS 21 dovrebbe permettere di coprirne un'altra porzione, mediante un innalzamento dell'IVA e l'armonizzazione dell'età di pensionamento.
Tuttavia, l'assicurazione continuerà ad accusare un passivo di centinaia di miliardi, ha indicato la relatrice commissionale Brigitte Häberli-Koller (Centro/TG). Molti figli del baby boom sono inoltre in odore di pensione, il che non farà altro che peggiorare la situazione.
La mozione di Silberschmidt stabilisce pertanto il principio secondo cui nel 2050 non si dovrà registrare alcun deficit di ripartizione. In poche parole, in quell'anno l'AVS dovrà essere "finanziariamente sana" e il livello del suo Fondo di compensazione dovrà corrispondere almeno alle uscite di un anno dell'assicurazione.
Consiglio federale a favore - Il governo, al quale ora viene trasmesso l'oggetto vista la doppia approvazione scaturita dalle Camere, era a sua volta favorevole alla mozione. «È semplicemente quello che il Consiglio federale cerca di fare da molto tempo», ha detto il ministro responsabile Alain Berset, commentando il contenuto dell'atto parlamentare. Il progetto di riforma AVS 21, sul quale si voterà in settembre, mira infatti proprio a garantire l'equilibrio finanziario futuro del primo pilastro.
Una minoranza di sinistra ha provato senza successo a opporsi, lamentando come la scadenza del 2050 non consenta di stabilire previsioni affidabili in materia di speranza di vita e sviluppo economico. «Si tratta di una riflessione puramente ideologica», ha detto Paul Rechsteiner (PS/SG), che ha anche parlato di obiettivo "poco serio".