Entro la fine di ottobre dovrebbero esserci in Svizzera tra le 80'000 e le 120'000 persone provenienti dall'Ucraina
Alcuni cantoni non sono molto sicuri che l'alloggio presso privati sia una soluzione sostenibile al di là di qualche mese
BERNA - Più della metà dei 60'000 rifugiati ucraini in Svizzera sono ospitati da privati. Ma il sistema comincia a mostrare i suoi limiti. I cantoni e la Confederazione devono discuterne rapidamente, così come dello statuto di protezione "S".
Secondo le stime della Segreteria di Stato della migrazione (SEM), entro la fine di ottobre dovrebbero esserci in Svizzera tra le 80'000 e le 120'000 persone provenienti dall'Ucraina. Alcuni cantoni non sono molto sicuri che l'alloggio presso privati sia una soluzione sostenibile al di là di qualche mese, scrive la Conferenza dei direttori cantonali degli affari sociali (CDAS) a Keystone-ATS.
Per evitare che famiglie vengano trasferite e che bambini debbano cambiare scuola, alcuni cantoni si rivolgono a proprie strutture, ha indicato la CDAS.
«Le esperienze fatte in alcuni cantoni hanno dimostrato che l'alloggio presso privati è piuttosto una buona soluzione transitoria, ma che a medio termine devono essere trovate altre soluzioni, statali», precisa la CDAS. Diverse parti interessate, tra cui l'Organizzazione svizzera di aiuto ai rifugiati (OSAR), hanno constatato "segni di stanchezza" tra i privati che accolgono famiglie di rifugiati.
Soluzioni comuni - Su richiesta del canton Zurigo, la Confederazione deve elaborare prima dell'inverno un piano per alloggi di emergenza, ricorda la CDAS. La questione deve essere affrontata con Berna. La SEM si coordina strettamente con gli altri uffici federali interessati e con i cantoni, le città e i comuni per trovare soluzioni comuni e accettabili, ha risposto da parte sua il Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP).
Lo statuto di protezione "S" termina nel marzo 2023. Occorre ora chiarire cosa succederà dopo. «La CDAS vuole approfondire al più presto con la Confederazione la questione del mantenimento o dell'abrogazione dello statuto S», scrive la CDAS.
Il DFGP ribatte che gli attuali sviluppi della guerra in Ucraina non consentono di fare previsioni affidabili su una eventuale abrogazione dello statuto di protezione, né sul ritorno dei rifugiati in Ucraina. Tuttavia, la SEM segue attentamente la situazione ed è pronta a reagire.