Una famiglia svizzera è rimasta bloccata nella terribile maxi colonna formatasi a Dover, in Gran Bretagna.
«La situazione», tra caldo e mancanza d'acqua «è inimmaginabile», raccontava ieri sera Alexandra Sievert.
DOVER - Le colonne al Gottardo, in confronto, non sono nulla. La famiglia Sievert, residente nel canton Turgovia, è rimasta bloccata 22 ore in un gigantesco imbottigliamento formatosi a Dover, in Gran Bretagna.
Dalle masse al caos - La zona, va detto, non è nuova alle folle di turisti: da Dover si prendono i traghetti e i treni che attraversano il Canale della Manica, fino all’Europa continentale. Ma quest’anno la situazione sta decisamente sfuggendo di mano.
Effetto Brexit - A causare l’ingorgo, soprattutto i controlli supplementari, dovuti alla Brexit, a cui devono ora sottoporsi i britannici. Ogni persona deve infatti mostrare il proprio passaporto e farlo timbrare. Controlli, questi, che finora, visto il poco movimento causato dal Covid, non avevano dato grossi grattacapi.
Abbandonati sotto il sole - «Siamo rimasti circa 22 ore in coda, in tutto, per prendere il treno per la Francia», così Alexandra Sievert, che sta tornando in Svizzera dopo una vacanza con la famiglia in Cornovaglia. «Siamo bloccati nel traffico da 12 ore e mezza», diceva ieri sera al Blick, «e abbiamo avanzato forse di 400 metri». «Il caldo è brutale quando si sta seduti in macchina per ore e non si può fare nulla», aggiungeva, spiegando di aver camminato per circa tre chilometri per prendere da bere. Già, perché non veniva distribuita nemmeno l’acqua. Nelle auto c'erano «bambini piccoli, neonati, anziani. Una situazione inimmaginabile». «La cosa peggiore», aggiungeva infine Sievert, «è che non riceviamo alcuna informazione. Nessuna mail, nessuna telefonata, nemmeno la polizia fa nulla».
Dure accuse - Nel frattempo le immagini della coda da incubo hanno fatto il giro dell'Europa, e infuocato i britannici, sfera politica compresa. E si punta il dito contro la Francia. «Alcuni sportelli francesi per il controllo passaporti sono rimasti semplicemente chiusi», ha infatti dichiarato al Daily Mail Doug Banister, capo del porto di Dover. Venerdì mattina, infatti, solo sei sportelli su dodici sarebbero stati in funzione. «Servono misure, da parte della Francia, per aumentare la capacità al confine», ha commentato la ministra degli esteri Liz Truss, che ha definito il tutto «inaccettabile». «Solo così si potranno limitare ulteriori disagi e garantire che questa terribile situazione, in futuro, venga evitata».
«La colpa non è nostra» - Ma i francesi non ci stanno. Pierre-Henri Dumont, deputato di Calais, ha scritto su Twitter: «Non c'è motivo di incolpare le autorità francesi per gli ingorghi a Dover. Sono una conseguenza della Brexit. Dobbiamo fare più controlli, e più lunghi». Inoltre, ha aggiunto, «alcuni mesi fa il Governo britannico ha respinto la proposta di raddoppiare il numero di posti di controllo passaporti messi a disposizione della polizia francese a Dover».