L'episodio di sabato ha acceso un vivace dibattito. Baratti non ci sta: «È una bugia»
BASILEA - A Basilea si è acceso il dibattito politico dopo la denuncia da parte di un gruppo di esponenti dei Giovani UDC che non sarebbero stati serviti a un bar sulle rive del Reno, il Fähribödeli, proprio a causa della loro militanza nello schieramento democentrista.
Tra le persone coinvolte c'è anche Diego Baratti, presidente dei Giovani UDC Ticino, del quale abbiamo riportato ieri la testimonianza. «Troppo UDC per uno spritz» ci aveva dichiarato il municipale di Ponte Capriasca. Gli fa eco la dirigente basilese del movimento giovanile, Demi Hablützel: «La libertà di opinione e di appartenenza a un partito non vale per tutti a Basilea». C'è poi chi si è spinto a chiedere la revoca della licenza alla buvette, come il presidente del Gruppo parlamentare UDC di Basilea Pascal Messerli.
La replica dal Fähribödeli - Le cose non sarebbero però andate come denunciato da Baratti e dai suoi colleghi di partito, secondo il responsabile del Fähribödeli Roger Greiner. Lo staff del locale avrebbe chiesto al gruppo se era stata fatta una prenotazione e che, in quel momento, non c'erano più tavoli a disposizione. «Era un gruppo numeroso di circa 20 persone. I miei collaboratori mi hanno fatto notare che tutti potevano sedersi sul muro vicino al Reno con il loro drink», ha aggiunto.
«Il Fähribödeli è un terreno neutrale» sostiene Greiner, che ha colto la palla al balzo e, approfittando del momento di notorietà nazionale del locale, ha lanciato una campagna con al centro la bevanda Gspänli, che viene servita gratuitamente a tutti i visitatori che si sentono soli e non accettati.
Greiner, domenica sera, ci ha ribadito che il Fähribödeli «si considera rappresentante di una Basilea diversificata e inclusiva. Diamo il benvenuto a tutti. La cosa più importante per noi è il benessere dei nostri ospiti». Il bar in riva al Reno «è un posto tranquillo» ma «sfortunatamente, quel pomeriggio era molto affollato» e non è stato possibile ospitare la comitiva. Ma, ci tiene a sottolineare, «per noi l'orientamento politico non è rilevante» e pertanto «siamo ancora più sorpresi da queste affermazioni. I Giovani UDC sono sempre i benvenuti da noi».
Baratti: «È una bugia» - Baratti, da noi interpellato, non accetta questa ricostruzione. «Quanto afferma Greiner è una bugia. Invece di chiudere la faccenda con stile ammettendo l'errore e invitarci in modo costruttivo nuovamente al bar per una birra, preferisce dire menzogne che non rispecchiano la realtà dei fatti. La verità è che siamo stati cacciati per la nostra appartenenza politica, per essere UDC. Questo è un fatto spiacevole, che non può essere giustificato» conclude il presidente dei Giovani UDC ticinesi.
Le posizioni politiche - La vicenda è inevitabilmente diventata terreno di scontro tra gli opposti schieramenti, come rilevato da 20 Minuten. Thomas Sutter, co-presidente del PS Zurigo 5, osserva: «Il signor Trachsel dei Giovani UDC, che ama invocare il boicottaggio delle imprese LGBTQI-friendly, non pensa che sia bello essere boicottati. Mi fa venire le lacrime agli occhi».
C'è poi la riflessione affidata a un tweet di Philipp Kutter, consigliere nazionale zurighese del Centro: «Non so cosa mi spaventa di più... Che un bar allontani gli ospiti a causa delle loro opinioni politiche, o che il bar sia famoso per questo. Chiunque pensi che questo sia un progresso della civiltà dovrebbe aprire un libro di storia» sottolinea Kutter, che auspica (con un hashtag) una maggiore tolleranza.