A ottobre 2021 i proprietari del Walliserkanne di Zermatt si rifiutarono di chiedere il certificato Covid ai clienti.
SION - Il tribunale cantonale ha dato ragione al governo vallesano che nell'ottobre 2021 aveva chiuso il ristorante Walliserkanne di Zermatt (VS), dopo che gli esercenti si erano rifiutati di rispettare l'obbligo di certificato Covid-19 e la chiusura del locale imposta dalle autorità.
«La chiusura temporanea dello stabilimento era l'unica misura per evitare il rischio di diffusione dell'epidemia», ha stabilito il tribunale cantonale del Vallese, la cui sentenza del 29 luglio è stata resa nota oggi dall'emittente televisiva regionale Kanal 9.
La corte ricorda che gli esercenti hanno «ripetutamente dichiarato, sia alle autorità durante i controlli effettuati nel ristorante, sia alla stampa in vari articoli, che si rifiutavano di sottostare all'obbligo di controllare il certificato e l'identità dei loro clienti».
In base alla sentenza, di cui Keystone-ATS ha ottenuto una copia, nell'attuare le misure il governo cantonale si era basato sulle norme emanate dalle autorità federali. Tra queste, la Legge sulle epidemie (LEp) e l'ordinanza COVID-19.
La Corte ha anche osservato che la misura era temporanea e sarebbe stata rivista «alla luce degli sviluppi della situazione sanitaria». La chiusura del ristorante per quindici giorni «aveva una base giuridica sufficiente» e «rispondeva a un interesse pubblico prevalente», rispettando «il principio di proporzionalità».
I tre esercenti - una coppia e il loro figlio - si erano rifiutati di rispettare le misure sanitarie introdotte dalle autorità per combattere la diffusione del coronavirus nel loro ristorante.
Il ristorante era stato chiuso il 29 ottobre 2021 per decisione del Consiglio di Stato, ma nonostante l'installazione di blocchi di cemento davanti al locale, i tre avevano continuato a servire i clienti. Fra l'altro improvvisando un bar su tali blocchi, come si poteva vedere da numerose foto apparse sui media e nei social. I tre responsabili erano stati arrestati il 31 ottobre.
I ristoratori non erano stati posti in detenzione preventiva perché il tribunale delle misure coercitive non aveva accolto la richiesta del ministero pubblico vallesano, ritenendo che le condizioni per la detenzione non fossero soddisfatte.
Uno dei tre aveva presentato ricorso contro la decisione del governo cantonale. Aveva chiesto un risarcimento di 225'000 franchi per l'esproprio temporaneo. Alla fine, il tribunale ha respinto il suo ricorso e l'ha condannato a pagare «spese ridotte a 1500 franchi».