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SVIZZERALa Svizzera verso una neutralità "cooperativa"? Chiesa: «Stiamo demolendo i nostri valori»

21.08.22 - 20:33
Il concetto di "neutralità svizzera" potrebbe presto cambiare, ed è qualcosa di inaccettabile secondo Marco Chiesa
Deposit / TiPress
La Svizzera verso una neutralità "cooperativa"? Chiesa: «Stiamo demolendo i nostri valori»
Il concetto di "neutralità svizzera" potrebbe presto cambiare, ed è qualcosa di inaccettabile secondo Marco Chiesa
«La Svizzera deve rimanere la Svizzera, quello in arrivo è un dibattito fondamentale», ha affermato il Presidente dell'UDC

BERNA - «La neutralità è tale fino a quando ci viene riconosciuta dagli altri Stati, sbandierarla in Patria non serve a nulla».

Sono chiare e decise le affermazioni di Marco Chiesa, che ha preso posizione su un tema - quello della neutralità - che è in effetti diventato uno dei più caldi e più discussi, in Svizzera, dall'inizio della guerra tra Russia e Ucraina. Tanto che qualche settimana fa il Presidente Ignazio Cassis ha chiesto al Dipartimento degli Affari Esteri di esaminare la situazione e valutare le opzioni sul futuro neutralità elvetica.

Secondo diverse fonti tra cui la Sonntagszeitung, una direzione possibile è quella di una "neutralità cooperativa", che permetterebbe al Governo svizzero di disporre di un maggiore margine di manovra e avere la possibilità di cooperare con paesi e alleanze (per esempio l’Ue o la Nato), con cui condivide i valori di libertà e di democrazia.

Nei prossimi giorni dovrebbe emergere una comunicazione ufficiale da parte del Consiglio federale, ma c'è già chi storce il naso. Ricordando l'iniziativa "per il ritorno alla neutralità integrale" lanciata dall'ex consigliere federale democentrista Christoph Blocher, abbiamo chiesto cosa ne pensa proprio al Presidente dell'UDC, Marco Chiesa.

«La Svizzera deve rimanere la Svizzera»
«Nel corso degli anni siamo passati dalla “neutralità attiva” di Micheline Calmy-Rey a quella “cooperativa” di Ignazio Cassis», ha fatto notare il leader democentrista, secondo cui non è solo una questione di partito, perché ci sono «moltissime cittadine e cittadini che non accettano questa deriva: pezzo dopo pezzo demoliamo i valori alla base della nostra sicurezza e del nostro benessere. Non possiamo e non vogliamo immischiarci in conflitti esteri».

Chiesa ha poi confermato che il testo dell'iniziativa annunciata da Blocher è già stato depositato presso la cancelleria federale, e che è in arrivo un dibattito «fondamentale» per il nostro Paese, poiché «la Svizzera deve rimanere la Svizzera. Un Paese dalla tradizione umanitaria e diplomatica capace, grazie alla sua equidistanza, di facilitare delle soluzioni».

«Il momento più basso per la nostra diplomazia»
Soluzioni che ora la Svizzera non può più facilitare, ha ricordato poi il Consigliere agli Stati ticinese, visto che la Russia ha rifiutato il ruolo elvetico di mediatore, «uno smacco e il momento più basso per la diplomazia Svizzera: oggi non possiamo più ricoprire questo ruolo a causa della decisione di seguire in tutto e per tutto la politica estera dell’Ue».

Per poter avere un ruolo diplomatico è infatti fondamentale avere una neutralità riconosciuta all'estero, ed è una realtà sempre più a rischio anche viste le «proposte pericolosissime» lanciate dai partiti dall'inizio del conflitto: «ll Centro vuole fornire munizioni e appoggia sanzioni sempre più ampie, i Verdi liberali vogliono fornire armi, il PS espropriare gli averi legali degli oligarchi, il PLR avvicinarsi alla NATO».

«Per fortuna nel nostro Paese c’è ancora una democrazia diretta che è in grado di correggere i politici», ha infine concluso Chiesa, «per arrestare questa dannosa frenesia serve il Popolo».

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