Fino al 25% dei padri rinuncia al congedo di paternità. Secondo Travailsuisse, è perché i datori fanno pressioni.
D'altra parte, l'Associazione svizzera delle PMI sostiene che non è affatto così.
BERNA - Per i neopapà in Svizzera è possibile - dal 2021 - usufruire di due settimane di congedo paternità. Eppure, come reso noto ieri dalle autorità federali, è un'opportunità "sfruttata" solo dal 70% dei padri e lavoratori.
È quindi interessante indagare sulle motivazioni per cui circa il 25/30% dei padri non si gode i giorni che sarebbero liberi grazie al congedo di paternità. Perché succede? Ci sono dei settori in particolare colpiti da questo fenomeno? Contattato, l'Ufficio federale delle assicurazioni sociali (UFAS) non è stato in grado di rispondere a queste domande.
«Tanto vostra moglie è a casa»
Una risposta prova a fornirla il sindacato dei lavoratori Travailsuisse, secondo cui con l'introduzione del congedo di paternità è arrivata anche un'ondata di incertezza.
Sono state infatti numerose le telefonate ricevute da parte di dipendenti che chiedevano all'associazione domande del tipo: «Ho davvero diritto ai giorni di ferie? Il datore di lavoro può rifiutare il congedo? E chi decide quali giorni posso usare?».
Per l'associazione a favore dei lavoratori, l'incertezza è dovuta al fatto che i datori di lavoro forniscono scarse informazioni sul congedo di paternità. Ci sono stati episodi in cui i datori di lavoro hanno persino detto ai padri che il congedo di paternità «non era necessario» perché «la moglie era comunque a casa» o perché non potevano permetterselo.
Paura del licenziamento
Secondo Travailsuisse, quasi tutti coloro che hanno chiamato per informazioni hanno riferito che i loro superiori erano contrari al congedo di paternità e che facevano pressioni per far sì che non venisse preso. Allo stesso modo, quasi tutti hanno detto che avevano paura di essere licenziati, se avessero preso i giorni (vale la pena perdere il lavoro, per due settimane?).
Per l'associazione, il problema si verifica soprattutto nelle piccole e medie imprese (PMI) che hanno poco personale e nelle quali un'assenza potrebbe pesare di più.
«È incoraggiante che il 70% dei padri usufruisca del congedo», afferma Valérie Borioli Sandoz, responsabile della politica di uguaglianza di genere e di conciliazione di Travailsuisse. «Ora dobbiamo fare in modo che anche gli altri ricevano il dovuto e non ne facciano a meno per paura di essere licenziati...o perché non lo sanno».
«Non è assolutamente vero»
«Che le PMI non abbiano fornito sufficienti informazioni sul congedo di paternità non è assolutamente vero», afferma dal canto suo Roland M. Rupp, presidente dell'Associazione svizzera delle PMI.
Oltre a ciò, secondo Rupp, è responsabilità dei neopapà informarsi sul congedo di paternità, e non delle PMI. Le informazioni a riguardo possono essere infatti trovate in pochi secondi su Internet. Rupp non ha nemmeno mai sentito parlare di PMI che fanno pressione sui dipendenti affinché non prendano il congedo di paternità. Dopo tutto, «il congedo di paternità è ancorato nella legge svizzera».
D'altra parte, secondo l'associazione, non si può pretendere che le piccole imprese con soli tre-cinque dipendenti si informino su tutti i cambiamenti legali.