Il sindacato syndcom: «I dipendenti ricevano un'offerta di lavoro valida per la Svizzera»
BERNA/LISBONA - «In Svizzera mancano sempre più specialiste e specialisti informatici». È per questo la Posta è in procinto di aprire una propria sede europea di sviluppo informatico in Portogallo, dove impiegherà sul medio termine fino a 120 collaboratrici e collaboratori aggiuntivi.
Il gigante giallo lo ha annunciato oggi in un comunicato, spiegando che in tal modo «avrà accesso al mercato del lavoro internazionale e si procurerà il know-how informatico necessario per il futuro, oltre ad assicurarsi di fornire anche negli anni a venire servizi logistici e offerte digitali di alta qualità alle persone e alle aziende in Svizzera».
In ogni caso, l'azienda ci tiene a ribadire «il mercato del lavoro svizzero è e rimane importantissimo per la Posta, anche nel settore IT. La Posta non trasferisce dunque posti di lavoro IT all’estero, al contrario: entro il 2030 prevede di creare circa 200 nuove posizioni nel settore informatico anche sul territorio elvetico».
syndicom: «Comprensibile fino a un certo punto»
L'apertura di un centro di sviluppo IT a Lisbona da parte della Posta svizzera non convince però tutti, almeno non del tutto.
Per il sindacato syndicom, ad esempio, «il fatto che la Posta abbia intrapreso questa strada è comprensibile, fino a un certo punto». Per l'associazione, la Posta «deve continuare ad assumersi la responsabilità di rafforzare la piazza informatica svizzera».
Oltre a ciò, il sindacato esige che la Posta sottometta alle/ai sue/suoi dipendenti in Portogallo un'offerta di lavoro in Svizzera «per garantire loro il rispetto dei diritti sindacali e di partecipazione», ha detto Matteo Antonini, membro del comitato direttivo di syndicom. Insomma, «questo personale dovrebbe essere in grado di svolgere il proprio lavoro anche nel nostro paese, al fine di evitare la concorrenza tra posti di lavoro in Svizzera e all'estero».
Per syndicom però è anche importante «che le ramificazioni all'estero non diventino una consuetudine, soprattutto quelle nel settore del servizio pubblico». In tempi difficili, infatti, dovrebbe «sempre essere possibile garantire il servizio universale in Svizzera, come ha insegnato la pandemia degli ultimi anni».
Nel frattempo, il Consigliere nazionale ticinese Lorenzo Quadri ha inoltrato una mozione al Consiglio federale chiedendo lumi sulla «deplorevole iniziativa» della Posta e domandando «assicurazioni» che dietro alla decisione non ci sia «un semplice calcolo economico».