Le aziende più a rischio sono quelle in cui i prodotti vanno conservati al fresco e la catena del freddo rispettata.
ZURIGO - L'industria alimentare svizzera guarda con timore all'inverno: il settore, già sotto pressione a causa dell'aumento dei costi delle materie prime e dell'energia, deve prepararsi a eventuali penurie di gas e di elettricità, nonché a un rigurgito della pandemia. Si teme anche l'effetto psicologico dell'eventuale carenza di un prodotto sugli scaffali di un supermercato, cosa che potrebbe avere effetti a cascata.
Le aziende più a rischio - «Le aziende più a rischio sono quelle in cui i prodotti vanno conservati al fresco e la catena del freddo deve essere rigorosamente rispettata», spiega all'agenzia Awp Lorenz Hirt, direttore della Federazione delle industrie alimentari svizzere (Fial).
Vi sono inoltre siti produttivi in cui un'interruzione di corrente anche di pochi secondi comporta la necessità di spegnere completamente gli impianti per poterli pulire ed effettuare i controlli necessari. «Questi processi possono richiedere mezza giornata o anche di più, se parliamo di uno stabilimento completo. Quindi l'impatto per le relative aziende sarebbe significativo, anche nel caso di una breve interruzione di corrente».
Le contromisure - Il settore si sta comunque muovendo. «Abbiamo creato un apposito gruppo di lavoro», indica un portavoce del produttore di latticini Emmi. L'obiettivo è sviluppare diversi scenari e piani di emergenza, verificando inoltre le possibilità di un accesso prioritario al gas per i principali operatori del ramo in caso di carenza in Europa.
Olio combustibile al posto del gas per le caldaie - Se il gas non dovesse essere sufficiente le caldaie dovrebbero essere alimentate con olio combustibile o gas liquido, ove possibile, oppure l'impianto potrebbe essere rallentato o addirittura fermato completamente. «Oltre alle difficoltà di produzione e di approvvigionamento, questo scenario avrebbe anche effetti negativi indiretti, in quanto si potrebbe ricevere e lavorare meno latte», sottolinea l'addetto stampa.
I rischi per quelle aziende che producono alimenti per l'infanzia - Ancora più delicata è la situazione presso il fabbricante di alimenti per l'infanzia Hochdorf. «I nostri processi di produzione di alimenti in polvere a base di latte o di alternative al latte comportano temperature superiori ai 200 gradi, temperatura che non è possibile ridurre per motivi di qualità e di sicurezza del prodotto», afferma un'addetta alla comunicazione.
«In caso di razionamento dell'energia, abbiamo diverse opzioni per passare a fonti alternative al gas. Ma per l'elettricità sarà più complicato, perché ne abbiamo bisogno lungo tutta la nostra catena di produzione», aggiunge. «A seconda dello scenario, possiamo aspettarci capacità ridotte e interruzioni della produzione di latte per bambini e latte in polvere».
Presso il fabbricante di patatine Zweifel si stanno esaminando varie misure di risparmio di energia elettrica e scenari per continuare la produzione in caso di scarsità energetica. La situazione attuale, descritta come "eccezionale", anche in termini di costi, «rappresenta una sfida per l'azienda» dichiara un portavoce.
La Fial si batte affinché sia garantita la priorità dell'approvvigionamento energetico al settore alimentare. «L'importante è che gli scaffali dei rivenditori siano ben forniti», sottolinea Hirt. «Se ci sono grossi problemi di approvvigionamento da qualche parte e gli scaffali sono vuoti, anche solo per i prodotti percepiti come non essenziali, questo avrebbe un'influenza psicologica negativa sul comportamento d'acquisto, con la formazione di scorte in vari segmenti. Ciò non è auspicabile, in quanto una situazione di carenza che non esisteva prima potrebbe verificarsi da un giorno all'altro» avverte l'esperto.
Il forte incremento dei costi - C'è inoltre il rischio che le imprese del comparto non siano in grado di assorbire il forte aumento dei costi riducendo i margini. «In generale, i margini nella produzione alimentare sono piuttosto bassi e non saranno certamente sufficienti ad assorbire l'aumento complessivo degli oneri", puntualizza Hirt.
«L'aumento dei prezzi dell'energia ha pesato molto sulla nostra performance semestrale», conferma la portavoce di Hochdorf. «Rispetto alla prima metà del 2021, i prezzi del gas sono lievitati del 54% e quelli dell'elettricità sono saliti tra il 307% e il 215% a seconda della località. Stiamo discutendo con i nostri clienti su come trasferire questi costi».
Presso Emmi il balzo delle tariffe dell'energia si aggiunge ai costi «massicciamente più elevati» per gli acquisti e la logistica, che «mettono ulteriormente sotto pressione i margini nel mercato altamente competitivo dei prodotti lattiero-caseari» fa sapere la società.