Il flusso di migranti diretti verso l'Europa occidentale è «di nuovo in forte aumento» e riguarda anche la Svizzera.
Il tema è stato trattato oggi a Sarajevo in una conferenza alla quale ha partecipato anche la Consigliera federale Karin Keller-Sutter. «Il protrarsi della guerra in Ucraina ha fatto triplicare il numero dei migranti fermati sulla rotta balcanica».
SARAJEVO - Il numero di rifugiati e migranti che arrivano in Europa occidentale seguendo la rotta dei Balcani è di nuovo in forte aumento e questa questione riguarda anche la Svizzera. È il quadro emerso nel corso di una conferenza ministeriale sulla migrazione tenutasi oggi a Sarajevo, in Bosnia, alla quale ha partecipato anche la consigliera federale Karin Keller-Sutter.
L'incontro, denominato "Second Sarajevo Migration Dialogue" era principalmente dedicato - stando a quanto precisato dal Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP) in una nota - «alla migrazione secondaria irregolare sulla rotta balcanica occidentale»: obiettivo dichiarato rafforzare la collaborazione reciproca fra gli Stati balcanici occidentali e sostenerli nel rimpatrio e nella reintegrazione dei migranti nel loro Paese d'origine.
Interpellata dall'agenzia di stampa Keystone-ATS, la consigliera federale ha dichiarato che a causa del protrarsi della guerra in Ucraina, sempre più persone arrivano in Europa seguendo la rotta balcanica: i numeri sono «in forte aumento», ha detto, citando l'esempio dell'Austria, che finora ha registrato 56'000 richiedenti asilo.
Stime al rialzo
Nel suo intervento, la ministra elvetica ha osservato che nei primi sei mesi del 2022 il numero dei migranti fermati sulla rotta balcanica occidentale è quasi triplicato rispetto al 2021.
Mehr als 1 Mio Migranten passierten in den letzten 7 Jahren den Westbalkan Richtung Mittel-/Westeuropa, 2022 wurden fast 3x mehr Migranten aufgegriffen als 2021. Die🇨🇭arbeitet darum eng mit 🇧🇦 🇷🇸 🇽🇰 und bald mit 🇲🇰 in Migrationspartnerschaften zusammen. https://t.co/a3oEotz7OQ pic.twitter.com/LPIRoU5lPz
— EJPD - DFJP - DFGP (@EJPD_DFJP_DFGP) September 20, 2022
Sebbene la Svizzera sia un Paese di transito per molti migranti, anche nella Confederazione il numero di profughi è nuovamente aumentato: secondo la Segreteria di Stato della migrazione (SEM), alla fine di agosto le richieste di asilo avevano raggiunto quota 12'362. La SEM ha corretto al rialzo le sue previsioni per quest'anno: le richieste saranno probabilmente 19'000 e non 16'500 come ipotizzato in precedenza.
In questo contesto sarebbe naturalmente utile che gli Stati balcanici effettuassero i propri voli di rimpatrio, ha dichiarato la ministra elvetica della giustizia, di cui Schengen è una delle competenze. La Bosnia-Erzegovina, ad esempio, ha ora un accordo di questo tipo con il Pakistan: un primo volo di rimpatrio è già stato effettuato. «Ciò è importante anche per la Svizzera».
Niente più obbligo di visto
Le ragioni di questo crescente flusso di migranti sono molteplici. È noto, ad esempio, che recentemente i cittadini d'India, Cuba e Burundi non hanno più bisogno di un visto per recarsi in Serbia, ha rilevato Karin Keller-Sutter: «Le persone volano a Belgrado, entrano in Austria con i passatori transitando per l'Ungheria, da lì poi proseguono il loro viaggio in Europa".
Non è chiaro se la Russia, che è amica della Serbia, abbia qualcosa a che fare con questa situazione, come ipotizzano alcuni Stati dell'Europa orientale. Lo schema è noto, secondo la consigliera federale: con un elevato afflusso di migranti provenienti da aree di crisi e transitati dalla Bielorussia si vuole destabilizzare paesi come la Polonia. Anche in questo caso si sospetta ci sia lo zampino della Russia.
«Sarebbe quindi auspicabile che le politiche dei visti degli Stati balcanici fossero armonizzate con quelle dell'area Schengen», ha dichiarato Keller-Sutter. Diversi Stati dell'UE stanno ora pianificando un intervento in questo senso presso la Commissione europea, al quale vuole partecipare anche la Svizzera.
Le misure nazionali per la lotta alla migrazione secondaria sono efficaci solo in parte. Per questo motivo la Confederazione si impegna su diversi livelli, ad esempio sostenendo la conferenza sulla migrazione a Sarajevo o elabora con gli Stati limitrofi come l'Austria misure bilaterali per la lotta alla migrazione secondaria, precisa il DFGP.
Da anni sostegno svizzero alla Bosnia
Alla conferenza di Sarajevo i rappresentanti dei Paesi europei e dell'UE hanno discusso come sostenere i Paesi balcanici occidentali nel rimpatrio e nella reintegrazione nel loro Paese di origine dei richiedenti l'asilo respinti.
Il DFGP ricorda che in base al partenariato in materia di migrazione, concluso nel 2009, la Svizzera sostiene la Bosnia ed Erzegovina in questo ambito già da parecchi anni, soprattutto per quanto riguarda il rafforzamento della struttura nazionale della migrazione, la creazione di sistemi nazionali di registrazione e di asilo nonché la lotta alla migrazione irregolare. Anche con la Serbia e il Kosovo la Svizzera intrattiene un partenariato in materia di migrazione, un ulteriore partenariato con la Macedonia del Nord sta per essere concluso.
Incontri bilaterali
Karin Keller-Sutter ha approfittato della conferenza per incontrare bilateralmente alcuni ministri: ha ad esempio assicurato al suo omologo bosniaco Selmo Cikotić che continuerà a sostenere il suo Paese nei rimpatri, precisa il DFGP.
Si è intrattenuta anche con il ministro dell'interno turco Süleyman Soylu. In Turchia vivono attualmente milioni di migranti, provenienti soprattutto dalla Siria e dall'Afghanistan. Il dialogo si è concentrato sui rapporti bilaterali, l'impegno svizzero in Turchia e la collaborazione per i rimpatri. Per la prima volta la consigliera federale ha inoltre incontrato il ministro dell'interno bulgaro Ivan Demerdzhiev.