Le ripercussioni (dai conti correnti fino ai mutui e gli affitti) della decisione di stamattina della BNS.
ZURIGO - Una mossa sì attesa, ma che non ha mancato di generare un certo ottimismo sulla piazza finanziaria tanto elvetica quanto europea.
La decisione di questa mattina della BNS di sollevare il tasso guida al di sopra dello zero, si è già tradotta positivamente sulla Borsa svizzera così come sulle decisioni di importanti istituti di credito, come per esempio Postfinance.
Ma come inciderà, concretamente, sulle vite degli svizzeri questa novità? Non per forza in maniera positiva, come ci racconta anche Edoardo Beretta, professore titolare della Facoltà di scienze economiche dell'USI: «Si tratta di una decisione che genera sì ottimismo sui mercati perché è figlia di una reazione da parte delle Banche centrali di affrontare l'inflazione, ma è anche una cosa che tocca da vicino le famiglie e le economie domestiche svizzere».
Già, perché, quando si parla di tassi d'interesse si parla anche di prestiti e ipoteche...
«Le famiglie svizzere hanno già un livello d'indebitamento molto alto», spiega Beretta, «questa novità potrebbe essere un problema per chi ha un'ipoteca a tasso variabile così come per le aziende e le loro linee di credito. Insomma, questo strumento per affrontare l'inflazione potrebbe rivelarsi un'arma a doppio taglio».
Secondo diversi analisti, infatti, l'aumento dei mutui potrà portare a una stagnazione del settore immobiliare, con conseguente aumento degli affitti. Quello legato ai prestiti, invece, un rallentamento dell'economia elvetica.
Sono diverse le banche (UBS, WIR, Postfinance) che hanno colto l'occasione per confermare la loro intenzione di abbandonare i tassi d'interesse negativi. Il risparmio ritorna a essere interessante?
«È mia opinione che risparmiare abbia sempre il suo senso, bisogna vedere però se le banche restituiranno questo aumento ai risparmiatori oppure se non proveranno comunque a rosicchiare qua e là con la giustificazione ricorrente dei “costi bancari”», continua il professore.
Al momento, va detto, gli istituti bancari temporeggiano e preferiscono lasciarli a ridosso dello zero «valutando la situazione».
Ma dopo tutto questo, la spesa costerà davvero meno? Opinione diffusa fra gli analisti è che ancora troppo poco e bisognerebbe arrivare all'1-2% per vedere risultati...
«Qui è necessaria una premessa, questa inflazione è stata sì imprevista ma era prevedibile. Arriviamo da un lungo periodo di contrazione mondiale causata dalla pandemia, in cui l'economia ha sofferto per due anni e le cui ripercussioni erano attese e non potevano non esserci. A questo poi si è aggiunta la guerra, l'incertezza energetica e tutto il resto. Al di là dei dubbi, "raffreddare" l'economia alzando i tassi era l'unica soluzione possibile».
Impossibile non parlare del cambio euro-franco, oggi ai minimi storici, pensa che la mossa della BNS possa esacerbare lo stacco?
«Io credo di no, questo perché il rapporto franco-euro ha una dinamica tutta sua. Il franco è ancora visto come una moneta-rifugio, anche se forse un po' meno rispetto al passato. In questo senso è verosimile che il franco continuerà gradualmente ad apprezzarsi o a stabilizzarsi a livelli piuttosto alti. E questo è un problema per il nostro export. La soluzione? Puntare su insostituibilità e unicità dei nostri prodotti», conclude Beretta.