«Frontiere con la Svizzera sotto pressione» afferma il direttore dell'Ufficio federale della dogana.
BERNA - La settimana scorsa 1150 persone sono state intercettate alla frontiera orientale della Svizzera, ha indicato il direttore dell'Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (UDSC), Christian Bock. «Ciò ci ricorda molto la crisi dei rifugiati del 2015 e del 2016», ha aggiunto, precisando che anche la frontiera sud è sotto pressione. «Vediamo un gran numero di migranti in transito», ha sottolineato Bock in un'intervista pubblicata oggi dai giornali svizzero-tedeschi del gruppo Tamedia.
La Confederazione è anzitutto un Paese di transito, ha ricordato il direttore dell'UDSC. Numerosi migranti intendono lasciare la Serbia per recarsi in Francia o in Gran Bretagna passando dall'Austria. Quando sono controllati in Svizzera, in generale vengono rinviati nel Paese da dove provengono, ha aggiunto Bock.
«Se non facciamo nulla, accetteremmo la migrazione di transito», ha precisato. «Uno Stato non può fare questo. Ma coloro che intendono depositare una domanda d'asilo in Svizzera, hanno il diritto di farlo», ha assicurato.
La metà dei casi riguarda attualmente degli afghani. Gli altri migranti sono originari del Nordafrica, dell'India, di Cuba o del Burundi. «Questo mix di nazionalità è cambiato», ha rilevato il direttore dell'UDSC, poiché molti di loro «possono entrare in Serbia senza un visto».
Bock ha inoltre precisato che la frontiera meridionale è pure sotto pressione. «L'Italia attualmente ha una capacità di riammissione soltanto di 40-50 persone al giorno».