La situazione in Svizzera è «completamente fuori controllo», secondo l'esperto Martino Mona
BERNA - «Basta, l'internamento non deve più esistere».
È questo il parere del professore di diritto penale e filosofia del diritto all'Università di Berna, Martino Mona. Secondo lui, questa misura «arbitraria e ingiusta» per i detenuti che hanno scontato la pena richiede un ripensamento completo del sistema penale.
«Rinchiusi senza una data di scadenza e senza prove»
Il regime delle misure del sistema penale in Svizzera «sta andando completamente in tilt», afferma l'esperto in un'intervista pubblicata oggi dalle testate di lingua tedesca di Tamedia, denunciando il crescente numero di persone rinchiuse a tempo indeterminato a titolo preventivo.
Queste detenzioni ingiuste di persone «rinchiuse senza una data di scadenza» sono accettate solo perché tutti pensano che «non saranno mai coinvolti in un caso del genere», aggiunge. Le decisioni di internamento si basano però su perizie di esperti che spesso sono «imprecise, casuali e mal fatte».
«Non puniamo abbastanza duramente»
L'internamento è anche un segno di un sistema punitivo non abbastanza severo, secondo il professore. «Non puniamo abbastanza duramente. Non ci dovrebbe essere più la libertà vigilata, le pene andrebbero scontate fino alla fine», ritiene l'esperto, «la "condizionale" dovrebbe esistere solo per reati minori».
Con una pena detentiva adeguata, egli ritiene che la sicurezza della popolazione sarebbe garantita. «Ma tutto ciò che va oltre si basa su pure speculazioni su presunti reati futuri», conclude Mona, se poi chi è tornato in libertà commette altri reati, devono essere accettati: «Ciò fa parte della criminalità, che esisterà sempre».