Sale la tensione nel settore alberghiero. E Hotelleriesuisse lancia un grido d'allarme.
FLIMS - Piscine riscaldate, saune, e bagno turco. All’hotel Adula di Flims l’energia è al centro di tutto. Ma ora la struttura rischia il fallimento.
«Nel primo trimestre del 2023 la bolletta dell’elettricità ci costerà undici volte di più», riferisce il direttore Paul Urchs alla Sonntagszeitung. Il prezzo del gasolio dovrebbe inoltre raddoppiare, portando l’hotel a raggiungere costi energetici supplementari pari a 100’000 franchi solo per la prima parte dell'anno.
«I margini nel settore alberghiero sono già così bassi che non possiamo lavorare in modo redditizio con i prezzi dell'energia più elevati», afferma Urchs.
L’hotel Adula non è però un caso isolato. Il 70% delle strutture alberghiere svizzere sono particolarmente energivore e, secondo un sondaggio condotto da Hotelleriesuisse, l’aumento dei prezzi dell’energia pone quasi la metà delle aziende attive nel settore in gravi difficoltà finanziarie. Se i prezzi dell’energia dovessero triplicare la metà sarebbero costrette a chiudere.
Particolarmente sotto pressione le aziende che devono concludere nuovi contratti di fornitura di energia elettrica in queste settimane, come Paul Urchs a Flims. Va inoltre considerato che «la maggior parte degli hotel, dopo la pandemia e il franco forte, hanno già esaurito le loro riserve», sottolinea il presidente di HotellerieSuisse Andreas Züllig.
L'associazione di categoria chiede pertanto alla Confederazione di predisporre fin d’ora le basi giuridiche per crediti transitori, in modo da superare gli eventuali problemi di liquidità. Anche il ricorso al lavoro ridotto, in caso di restrizioni, divieti o contingentamenti, dovrebbe essere rimesso in azione, conclude Züllig.