«Ci batteremo per impedire che venga tolto l'ossigeno alle regioni alpine», così il consigliere di Stato Darbellay.
SION - Le stazioni sciistiche sono essenziali per l'economia dell'arco alpino e non possono fare le spese della penuria energetica. È la posizione del governo vallesano, che deplora la lentezza del Consiglio federale nello stabilire le priorità in caso di mancanza di corrente.
«Il Consiglio federale fatica a pubblicare le sue ordinanze. Non ci dice cosa intende fare in caso di penuria», afferma in un'intervista pubblicata oggi sul domenicale Matin Dimanche il capo del Dipartimento vallesano dell'economia e della formazione Christophe Darbellay (Alleanza del Centro).
A suo avviso, la chiusura delle stazioni non può essere esclusa. «In caso di crisi, tutto può accadere, ma ci batteremo fino in fondo per impedire che il Consiglio federale tolga l'ossigeno alle regioni alpine», sottolinea il consigliere di Stato, già consigliere nazionale e presidente del PPD svizzero.
«Attività economica vitale» - Berna non deve considerare le strutture sciistiche come «semplici strutture per il tempo libero, come una spa privata o le illuminazioni natalizie», aggiunge. «Sarebbe un grave errore, perché le stazioni sciistiche sono un'attività economica vitale per tutte le regioni di montagna».
Darbellay non si dice però contrario a una riduzione del consumo di elettricità degli impianti di risalita, se questo può evitare le chiusure. È possibile risparmiare il 5% dei consumi, tiene comunque a sottolineare, e le stazioni turistiche invernali ci stanno lavorando, ma «dal 10% si soffre, e il 15% non è praticabile».