Lo ha stabilito il Consiglio federale. La questione tocca 200-300 persone all'anno
BERNA - I possessori di un master o di un dottorato in un settore con penuria di specialisti devono poter rimanere e lavorare in Svizzera dopo gli studi, anche se provenienti da uno Stato terzo. Lo ha deciso oggi il Consiglio federale, che parla di un «gruppo numericamente ristretto» di circa 200-300 persone all'anno.
Il messaggio concernente la modifica della legge sugli stranieri e la loro integrazione (LStrI) trae origine da una richiesta del Parlamento, che ora discuterà il progetto. Attraverso una mozione, il legislativo chiedeva una deroga ai contingenti per la manodopera proveniente dai Paesi al di fuori dell'UE e dell'AELS, ricorda l'esecutivo in un comunicato.
Da questi contingenti si vogliono quindi esentare i cittadini di Stati terzi titolari di un master o un dottorato ottenuto in un'università o in un politecnico svizzero. Ciò vale per i settori con comprovata carenza di specialisti.
La deroga a favore degli stranieri con un diploma universitario si applica se l'attività lucrativa da esercitare riveste un alto interesse scientifico o economico. Già secondo il diritto vigente, per le persone che soddisfano queste condizioni non si tiene conto della regola che dà priorità ai lavoratori indigeni e ai cittadini dell'UE/AELS.
La proposta di modifica della normativa coincide con gli interessi della piazza economica svizzera, sottolinea il governo. Le persone interessate si sono infatti formate nelle istituzioni accademiche elvetiche e di norma sono già ben integrate nella società.