Gli impresari portano in tribunale i sindacati Unia e Syna che starebbero «disturbando le attività di cantiere».
ZURIGO - Violazione della pace del lavoro: questo il "reato" che la Società Svizzera degli Impresari Costruttori vi ravvede negli scioperi indetti da Unia e Synia nei giorni scorsi e che è alla base della denuncia che verrà presentata presso il competente tribunale del cantone di Ginevra.
«A seguito della sesta tornata negoziale sul Contratto nazionale mantello 2023, la Società Svizzera degli Impresari-ostruttori, insieme alle sezioni interessate, ha deciso di reagire agli scioperi con cui Unia, Syna e Sit stanno disturbando le attività di cantiere - fanno sapere - e nei prossimi giorni, come primo passo, la SSIC presenterà una denuncia a Ginevra, dove i sindacati invocano esplicitamente due giorni di sciopero».
Secondo gli impresari, «con gli scioperi i sindacati stanno inviando segnali irritanti che rendono difficile capire se sono davvero interessati a un contratto» e ricordano come «in occasione dell'ultima tornata negoziale la SSIC ha chiaramente invitato i sindacati a revocare gli scioperi e le azioni di disturbo a Ginevra e in altre regioni, esprimendo la propria incomprensione per la mobilitazione sindacale in corso in tutto il Paese».
La SSIC è convinta che «chi è realmente interessato a un nuovo contratto e non vuole uno stato di vuoto contrattuale non viola deliberatamente e intenzionalmente le disposizioni contrattuali in vigore».
E è dell'avviso che «le visite ai cantieri durante l'orario di lavoro, le inchieste nonché le proteste e gli scioperi in Ticino, nella Svizzera romanda e nella Svizzera tedesca sono violazioni dell'obbligo assoluto di mantenere la pace concordata contrattualmente dalle parti sociali». E poi un ultimo affondo: «i sindacati nuocciono ai lavoratori - si legge a conclusione della nota con cui preannunciano l'azione legale - e facciamo appello a Unya e Syna Ginevra ma anche a livello nazionale affinché si assumano le proprie responsabilità nei confronti dei loro membri. Con gli appelli alle proteste stanno facendo il contrario».