Lo storico Damir Skenderovic accusa la Svizzera «di essere cieca» di fronte a questa problematica.
Intanto i gruppi come Junge Tat portano avanti la loro propaganda. «Ciò è molto pericoloso, soprattutto con internet».
BERNA - Nei nuovi gruppi di estrema destra come Junge Tat lo storico Damir Skenderovic vede una nuova forma di propaganda, il cui scopo è di provocare e affascinare. «Ciò è estremamente pericoloso», avverte in un'intervista pubblicata oggi dalla "Neue Zürcher Zeitung".
È vero che le dimensioni di questi gruppi sono solitamente gestibili, afferma Skenderovic, «ma proprio nell'era di internet è quasi più importante il numero di persone che possono raggiungere con i loro contenuti - e quante la pensano allo stesso modo». Simili gruppi non devono quindi essere banalizzati.
Il fatto che gli estremisti di destra si spingano nuovamente di più nella sfera pubblica - come nel caso dell'azione davanti alla Tanzhaus di Zurigo due settimane fa, quando alcuni uomini hanno tentato di srotolare uno striscione e hanno acceso fumogeni davanti all'ingresso o quello più recente a un evento di bambini - è dovuto al mutato contesto politico: credono di trovare maggiore risonanza. «Alcune idee importanti per gli estremisti di destra sono infatti discusse anche da partiti e media affermati: sono arrivate al centro della società», spiega il professore di storia contemporanea all'Università di Friburgo.
Skenderovic accusa la Svizzera di essere cieca di fronte alla problematica. Se non si verificano atti di violenza eclatanti, come a Coira nel 1989 quando furono uccisi quattro tamil, tra cui due bambini, le autorità raramente adottano una posizione forte contro i gruppi estremisti di destra. «Il problema è stato sempre ignorato».